martedì 27 aprile 2010

FuToN


Io ho sempre desiderato un futon e, nella nuova casa...ne ho uno in camera!!!
Il modello è in realtà quello di un divano letto, la struttura in legno è ripiegabile e da grossa poltrona si può srotolare sino a diventare letto; il materasso però, un pò malandato, aveva bisogno di una "rivisitazione".
Detto, fatto.
Dopo aver studiato il da farsi ho deciso di optare per un copri-piumino, leggermente più grande del necessario (il materasso del futon è una piazza e mezza, il copri-piumino è invece due piazze) riadattato per l'occasione.
La trasformazione consiste nell'infilare il futon all'interno della sacca, proprio come se fosse un piumino, ma occorre tenere presenti i legacci che dall'alto fermano il materasso alla struttura di legno.

Ecco quindi i passaggi che ho seguito:

- contare quanto spazio c'è tra un laccio e l'altro del materasso, praticando, di conseguenza, dei fori nella parte alta del copri-piumino

- inserire il materasso nel copri-piumino (operazione faticosa e snervante!!!)

- far passare i legacci dai buchi nella fodera e chiudere bene gli automatici nella parte bassa del copri-piumino

- nel mio caso oltre agli automatici ho cucito anche delle ulteriori fettucce (colorate!) per rendere più stabile il tutto

Il risultato definitivo è molto buono direi, il futon ha acquistato un aspetto allegro e in completa sintonia con la mia persona. La soluzione che ho adottato mi ha permesso di risparmiare molto, di fare qualcosa di creativo e di arredare la mia stanza completamente secondo il mio gusto.
Spero vi piaccia e vi sia utile!

giovedì 22 aprile 2010

Run baby Run



Un post per correre...un paio di sneakers per scappare veloce dalle cose che succedono contro la mia volontà. E anche da quelle che capitano perchè l'ho voluto io.
In mezzo alle novità, sempre di corsa, senza avere il tempo di soffermarmi su qualcosa e godere di una conquista. C'è subito il fallimento dietro l'angolo, la difficoltà, l'imprevisto. "Incontri" poco costruttivi che condizioneranno parecchio i miei prossimi mesi (senza contare quanto stanno già condizionando la mia salute psicofisica...), case in cui fare un salto veloce, giusto per una pastasciutta in piedi o una carezza al gatto, uffici caotici dove si rischia di accoltellarci per la troppa stanchezza.
Telefonini che suonano presto, telefonini che non suonano affatto. Persone che non rispondono alle chiamate, decine di mail nella posta se non accendo il computer per più di ventiquattro ore.
Piove pure.
Due autobus e un treno da prendere nelle prossime 4 ore, dell'insalata di riso vecchia da mangiare stasera. Una lavatrice da fare, delle cose da comprare, un seminario da seguire, dei chiarimenti da ascoltare e una lezione da tenere.
Voglia zero di parlare.
Per una volta però mi fermo e penso: è sempre così necessario affrontare? Cercare di risolvere? Non si potrebbe, ogni tanto, infilarsi le scarpe e correre?

martedì 13 aprile 2010

Per fare un albero ci vuole...


Domattina laboratori nelle scuole. Saranno due classi di un asilo...
Ho già avuto qualche tempo fa la fortuna di conoscere questi giardinieri in erba (condizione tra l'altro perfetta per un giardiniere): bimbetti di quattro anni, curiosi, colorati, concentrati e stupiti. La seconda parte del laboratorio prevede la ricognizione dei semi che abbiamo piantato la volta scorsa, il controllo delle piantine un po' più grandi, l'annaffiatura e la distribuzione dei cartellini con i nomi dei fiori.
Devo ancora decidere come organizzerò la "lezione", penso che farò giocare i bimbi a riconoscere le piantine, a localizzarle e a piantare il cartellino accanto al germoglio e al cespuglio corrispondenti. E' una scuola con un bel cortile grande, qualche aiuola al sole, la maggior parte all'ombra, ma i fiori sono tanti (narcisi, ciclamini, primule, violette, rose...) e così anche le aromatiche (rosmarino, timo, maggiorana...).
Abbiamo anche sperimentato la semina dei piselli per abbellire un poco una spalliera nuda e tutti i bambini hanno partecipato con estrema serietà al progetto: piccole manine che stringevano fusti e radici con la massima attenzione, occhi sgranati davanti a semi minuscoli, nasi curiosi alla ricerca di profumo di salvia e lavanda, piedini che non vedevano l'ora di calpestare la terra. Quando avremo finito il lavoro, domani, ricopriremo le aiuole con un po' di paglia, un "tocco sinergico" non guasta mai e la pacciamatura aiuterà a mantenere umido il terreno anche quando ci sarà caldo e poco tempo per annaffiare.
Le maestre sembrano soddisfatte e coinvolte, scattano decine di foto ai piccoletti che raccolgono i lombrichi e scavano con la paletta, organizzano mostre fotografiche sul progetto e con orgoglio raccontano l'ultima uscita di uno dei bimbi: "ma maestra questo seme dobbiamo sottellirlo???"

venerdì 9 aprile 2010

"...per un volo sempre più alto..."


Ci siamo, l'operazione "trasferimento in città" si sta compiendo.
Per questo il mio blog subirà rallentamenti e i prossimi post temo saranno piuttosto radi, ma non ho la connessione ancora. A dire il vero non ho nemmeno il letto ancora. E nemmeno i vestiti e neppure il caffè.
Però al mattino vado al lavoro col sorriso: mi sveglio indolenzita, sguscio fuori dal sacco a pelo, rotolo giù dal soppalco, mi lavo con l'acqua fredda, frugo in cucina e mangio nei pacchetti come i gatti. Mi chiudo alle spalle la portoncina rossa e saltello fino a Piazza Sarzano, sosta caffè e poco più in là sosta focaccia in Via Ravecca. I vicoli poco dopo le otto sono silenziosi, nessuno disturba il mio risveglio e posso continuare a dormire bellamente fino a Piazza Dante. Lì devo attraversare la strada, quindi sono costretta ad aprire gli occhi, però una volta seduta sul 44 ricomincio a dormire. Sono passati i tempi della sveglia prima delle 7...
Riesco anche a cenare ad un'ora normale, oggi ho addirittura fatto pausa pomeridiana sul terrazzo con un libro, sui tetti vicini altri inquilini in cerca di sole.
Nonostante tutto la casa mia, quella vera, mi manca. Il mare c'è anche in Campopisano ma non è la spiaggia con la risacca, i gatti si aggirano sotto le finestre ma non sono Agata, i prati iniziano accanto al mio portone ma sono i "Giardini di Plastica". Però a sto giro sono costretta a concentrare le attenzioni su di me, sui miei tempi, i miei bisogni, le mie incertezze e le mie paure. Devo allontanare fantasmi, ricordi, mancanze e prendermi cura della spesa da dividere con Giulia, della domenica all'ikea che mi attende, dei fruttivendoli di Canneto, dei vicoli da risalire in notturna dopo l'uscita serale (incredibile!).
Ovatta, sono immersa nell'ovatta e le emozioni, come sempre, si azzerano prima ancora di arrivare. Ma mi conosco, funziono così.
Per il resto è solo l'inizio, quadri e sgabelli la prossima settimana saranno già arrivati a destinazione, la cabina armadio sarà stracolma, sugli scaffali i libri saranno in ordine ottimista, le lampadine si accenderanno e io forse dormirò su un letto vero, con coperte vere.
Per una volta chissà, invece di sognare piccole case sui tetti, magari sognerò Vesima...