domenica 15 maggio 2011

Dream a little dream of me


Prima di andare a dormire, butto giù questo post volante. Sono partita per la riunione di Terra!Onlus dopo aver fatto un sogno, di quelli che John Carpenter e David Lynch mi farebbero una pippa.
Era un pò che non mi dedicavo a nottate da brivido, con incubi terrificanti, in cui non c'è nulla di splatter, ma l'ansia e la pressione psicologica sono alle stelle.
Come spesso mi accade il sogno era diviso: pezzi che si incastrano in altri pezzi, scene concluse che ricompaiono sul finale come se tutti i personaggi fossero in realtà d'accordo.

Inizia tutto a casa, come al solito. Esco in giardino e lì c'è mia madre, per strada un gatto è stato schiacchiato da un'auto e un mio vicino cerca di salvarlo. Sono preoccupata che si tratti di Agata ma quando staccano quella specie di peluche secco dall'asfalto mi accorgo che è il mio vecchio gatto siamese, morto sul serio da almeno 10 anni. Mentre il mio vicino tiene la bestia per la collottola, la coda comincia a muoversi e lui a lamentarsi, in quell'istante dietro di me spunta mio padre, arrivato per prendersi il suo gatto spiaccicato e coccolarlo.

La scena cambia, sono in una sorta di cinema/teatro, seduta in platea accanto a mia madre e alle sue amiche, pronta per vedere l'ultimo spettacolo di Clint Eastwood. In mezzo al pubblico ci sono quasi tutti i personaggi di Big Fish (il mio adorato film di Tim Burton) mie vecchie conoscenze e persone che attualmente ho vicine, in scena un ragazzo racconta la sua difficile vita da alpinista estremo dati gli evidenti problemi cardiaci di cui soffre. E' biondo, ha grandi occhi celesti e sbottonandosi la camicia ci mostra gli esiti dell'ultima operazione subita: un enorme corno in mezzo al petto, che si muove ritmicamente come il battito di un cuore. Ho nausea e ho bisogno di correre al bagno, davanti alla toilette una fila lunghissima di persone, do un'occhiata dentro per capire quanto dovrò attendere e vedo un ragazzo che pulisce l'interno di un water sporchissimo a mani nude. Per non vomitare esco dal teatro e mi trovo nei giardini di plastica, mi accorgo che è quasi buio, sono angosciata. Per fortuna in un prato vicino mio padre sta giocando con il suo gatto mezzo schiacciato e poco più avanti, all'angolo con un palazzo, Erri De Luca mi aspetta per fare due chiacchiere. Arrivata davanti a lui mi accorgo che in realtà si tratta di Clint Eastwood, che si trova in città per parlare del suo ultimo spettacolo.

A questo punto la scena cambia per la terza volta, sono in una cascina abbandonata, siedo accanto a mia madre su vecchie sedie di formica e alluminio. Per terra c'è un anello d'oro, lo raccolgo e mi accorgo che la gemma al centro è mobile: spostandola un poco lascia spazio ad un piccolo teschio di ceramica bianca, con grandi orbite vuote e incappucciato di nero. Chiedo spiegazioni a mia madre che sta in silenzio e in quel momento vedo entrare mio padre e tutte le persone che erano a teatro...mi guardano e piano piano cominciano ad applaudire.
Mi sveglio.

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