venerdì 27 maggio 2011

Smacchiare i giaguari.


E' venerdì. Giornata di acquazzoni che non hanno rinfrescato un bel niente, ma solo alzato il mare. Sto a casa perchè ho una rabbia dentro che non potrei parlare con nessuno, nemmeno con la gatta, che se n'è andata scocciata. Passo le ore a smacchiare i giaguari come dice Crozza, faccio cose e non combino nulla. Non credo che sia colpa di qualcuno, ma cammino, mi muovo e ragiono come se fossi sommersa da pesetti e legata da corde strette. Lavoro: ditta + animazione + dottorato. Nell'ordine: zero soldi + unici soldi + zero soldi. Con nessuno di questi tre e nemmeno con tutti e tre insieme arrivo alla fine del mese. Ognuno di questi tre però mi da soddisfazione...è una fortuna lo so, ma non sempre basta. Non basta quando non sai cosa rispondere, quando non riesci a pagare le bollette e devi chiedere a tua madre, quando arrivi stanca e non hai trovato soluzioni, quando i tuoi clienti sono insoddisfatti, quando non capisci le necessità di chi ti sta intorno anche se ti sforzi di farlo, quando alla sera fa caldo per dormire, quando alla notte ti scopri sveglia e al mattino scendi dal soppalco prima del tempo perchè intanto è inutile rimanere lì. Il problema è il mio che non ho la forza di trovare il quarto impegno, magari dopo cena, che mi permetta di respirare economicamente.
Ci sono le persone che capiscono anche se stai zitta, o che fanno lo sforzo di chiedere, per fortuna. Ce ne sono certe che sparano cazzate a raffica.
Ci sono le litigate con chi ti paga il cibo e non comprende perchè abbia perso la motivazione di un tempo, e l'entusiasmo dei vent'anni. Forse perchè di anni ne ho ormai quasi trenta, perchè è venerdì e all'armadio è appeso il vestito buono del nonno. Una scena già vista, che avevo rimosso come tutte le altre e che mi fa troppo male ricordare: la giacca di renna anni 70 che adorava e i pantaloni grigi, niente cravatta per carità e una polo al posto della camicia. Uno si impegna a rendere le cose dignitose e poi quando arrivi lì c'è un elastico di gomma a tenere i piedi chiusi e una stecca di plastica a fare lo stesso con la bocca. Che rabbia.
Ed io sto qui a smacchiare i giaguari mentre la vita (degli altri) scorre e cambia. Io sto qui a confondere i sogni con la realtà, a scrivere report su un pc con la ventola rotta che raggiunge la temperatura di fusione in 3 secondi, ad ascoltare Instant Street da stamattina. Consapevole di avere una bellissima attività in proprio, di fare animazione con bimbi e colleghi splendidi, di aver vinto un dottorato, di camminare nei vicoli dopo cena parlando di tutto, di avere una buona madre e di poter contare sulla salute. Inutile pensare alle giacche di renna.

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