martedì 20 settembre 2011

andare, vedere, dare.


Una serie di tasselli che vanno al loro posto. Automaticamente.
Basta un consiglio, una considerazione, una parola buttata lì per caso e quello che pensavo fosse ormai lontano, almeno nella mia mente, torna, prepotente torna a rosicchiare.
La questione delle somatizzazioni, che nei miei sei lunghi anni di analisi veniva fuori un giorno sì e l'altro anche, oggi si ripropone davanti a me chiara più che mai. Sono stati sufficienti 15 minuti di colloquio con una persona che mi conosce pochissimo e alla quale ero andata a chiedere tutt'altro per fermare il mio cervello sulla domanda: e se davvero fossero tutti segnali?
Mi è stato chiesto: dov'è che non vuoi andare? Bella domanda, dov'è che non voglio andare?
Non lo so, non so nemmeno dove voglio andare, figuriamoci se so dove non voglio. Però, se proprio regalo un pò di tempo alla pulce che mi salta nell'orecchio, allora mi accorgo che in primavera sono state le gambe il problema: dov'è che non vuoi andare? Poi, all'inizio dell'estate, all'ospedale mi ci ha mandato un pezzo di plastica piantato in un occhio: cos'è che non vuoi vedere? Ora è la volta del calcolo che non riuscivo a mollare: cos'è che non so dare?
Probabilmente sono solo una cazzo di sfigata che ne ha sempre una, semplicemente una persona cagionevole di salute, ce ne sono no? Ci sono sempre state. Non credo e quindi non posso rivolgermi a un dio, nè per incazzarmi, nè per chiedere la grazia. Posso convicermi che sia il destino, che quel giorno dovevo cadere arrampicando proprio la sera in cui non avevo molta voglia di andare, che il pezzo di plastica o vetro o quello che era mi sia entrato nell'occhio proprio nel periodo in cui microscopio e pc erano i miei compagni di giochi quotidiani, che il calcolo mi si sia bloccato nell'uretere il primo giorno di ferie perchè era così che doveva andare. Potrei ripetermi il mantra di Giovanni Lindo che sempre va bene: "...così vanno le cose, così devono andare...". Oppure potrei pensare che la metamedicina non sia poi così stupida, che forse il mio corpo stia parlando al posto della mia mente che sono tanto abituata ad ignorare, che magari sia il caso di sedermi e tra una pillola e una puntura chiedermi davvero: Elena, ma dov'è che non vuoi andare?

2 commenti:

  1. Se ti consola, a volte mi sembra di chiedermelo da tutta la vita, dove voglio andare...

    RispondiElimina