martedì 17 gennaio 2012

Quel che resta del giorno


Tantissimo bisogno di scrivere in questo periodo, di buttare fuori e di sentirmi più leggera. Due post in un giorno.
Questo parla di oggi, di me. Di me in un giorno qualsiasi, della mia città, del traffico e del freddo nuovo, delle scarpe sui marciapiedi e delle bancarelle nei vicoli, del treno doppio e delle biciclette.
Oggi mi sono alzata come tutte le mattine, forse un pochino dopo perché nella notte avevo avuto freddo, avevo letto fino a tardi ed ero scesa tante volte a fare pipì.
Ho svegliato Marta senza riuscire, di nuovo, ad aprire la sua camera, la maniglia è proprio rotta si vede. Mi sono infilata in doccia, bollente, ho cantato con la bocca chiusa gli Smith e mi sono asciugata in fretta. Ho legato i capelli in due trecce e ho infilato il pile verde di X, i piedi nelle Camper col pelo e il pranzo in un sacchetto. Giacca a vento, chiavi nella toppa, Via Ravecca. Giro l'angolo di Soprana e sbatto contro Sturm, che bello la mattina...due battute veloci, si arrampica venerdì e si cena nel week end.
Una colazione al solito bar, la mia girella con l'uvetta è sul bancone prima ancora che il mio piede buono salga il gradino, caffè, shottino d'acqua, 44. Parte subito, niente Murakami sennò vomito, una signora non vuole il mio posto e si siede in fondo.
Vado dritta in ufficio e ci resto fino alle quattro, tanto con lo sciopero dei mezzi ho poco da andare. Telefonate, mail, pranzo con il cubo di Rubik che passa di mano in mano, un pacco in consegna alla portineria. Si esce, ma lo sciopero è stato prolungato, devo andare Sottoripa per le chiavi di mamma e sono in San Martino, devo camminare e ho il portatile nello zaino. Pazienza. Le macchine sul marciapiede mi obbligano e stare in strada, la sciarpa mi stringe e mi pare di soffocare, mi fermo e slego tutto: metto il berretto a righe nella borsa, allento la sciarpa, apro la zip del pile di X e continuo a camminare. C'è un monopattino impigliato nel rampicante del muro della ferrovia, tanti semafori e tante strisce pedonali, tante officine e un controllore che mi fissa mentre gli passo accanto, è sgradevole. Compro un balsamo perché da mamma è finito, risalgo tutta Via XX Settembre e quando sono in De Ferrari non so come ci sono arrivata. Comincia da qui l'ansia, mi prude la pancia per il fastidio, arriva il disagio nel primo negozio: suono, mi aprono. "Mi scusi, avrei bisogno di un'informazione, quanto potrebbe valere questa collana?". Infilo la mano nella tasca, tasto il metallo freddo, la srotolo piano e la passo al signore cattivo dietro al bancone. Non la guarda nemmeno. La posa su una bilancia: settegrammiesettanta, litiga con la calcolatrice e dice "174euro", ok, grazie, arrivederci. Mi faccio proteggere dai vicoli stretti, cammino con il berretto che dondola ed entro in un negozio in Campetto "sono settegrammiesettanta, 190euro" "ok grazie, arrivederci". Me l'aveva regalata per la Cresima mi pare, era arrivato con una custodia di velluto verde bottiglia, l'avevano scelta lui e la nonna, non mi è mai piaciuta, ma è l'unico loro regalo che mi resta. Pazienza. Entro in un buco davanti al porto, c'è una signora grassa che ha freddo e mi chiede di chiudere la porta, non mi dice il peso, dice solo "180euro". Devo ritirare la chiave per mamma, passo veloce tra i colori dei portici e in meno di dieci secondi ho già lo scontrino in mano e il doppione nella sua bustina arancio, continuo a camminare, sono sudata da morire. Prima che la via in salita finisca, entro dove sono seduti due signori, hanno una bilancia di quelle vecchie "settegrammiesessanta" dicono, "sono di più" penso. Ora ci sono di nuovo le macchine, una signora piange al telefono perchè con gli scioperi non sa come tornare a casa, voglio prendere il treno e faccio via Balbi quasi correndo. Un negozio mi fa paura, nell'altro entro: il signore che sembra un comandante prende in mano una lente e cerca la punzonatura sulla mia collana, la posa sulla bilancia "settegrammieottanta", 195euro"; ok dico "paga in contanti vero?" "certo" "ha cinque euro signorina?" "no" "oggi è andata così, se ci sarà una prossima volta...". Esco dalla porta con cinque euro in più, ho 200 euro nella tasca della borsa, vicino alla bustina arancio con la chiave e alle pastiglie. La collana dei nonni ce l'ha il signore, devo avergli fatto proprio pena. Il semaforo è verde, salto sul treno al volo, cambio posto tre volte, prima mi siedo vicino ad un archeologo, poi vicino ad una ragazza arrabbiata con il fidanzato, poi da sola. Guardo fuori ad ogni stazione, sciolgo le trecce e mi faccio una coda di cavallo. Devo già scendere. La mamma mi aspetta lì in piazza, ha il motore acceso, mi chiede della festa, dice che per cena ha fatto le verdure, andiamo in palestra e sono contenta. La gatta gioca con me, ho sonno e scrivo qui. Ora dormo perché è tardi e penso al monopattino vicino al muro, alla signora che piange e alla bilancia antica. Tutto mi fa stare male.

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