domenica 10 giugno 2012

Il cucchiaio di ghiaccio

Ho comprato un libro per i viaggi in treno. L'ho comprato di venerdì, il viaggio seguente sarebbe stato di lunedì. Ora ne sto scrivendo la mia personalissima e modesta recensione: è domenica. Due giorni e via, dovrò comprarne un altro.
Il primo libro di Gramellini mi è stato regalato anni fa, con una dedica bellissima. Questo mi è stato consigliato dalla stessa persona che mi donò L'ultima riga delle favole, con un pò di titubanza e un velo di preoccupazione. Chissà se Elena, orfana di padre, reggerà la lettura di questa autobiografia, sconfinatamente dolce e profondamente amara. In realtà Elena orfana di padre non lo è, come le disse anni fa la strizzacervelli si è orfani se si perde un genitore prima della maggiore età...bella fregatura. Per una vittima incallita come Elena sarebbe quindi stato difficile usare l'abbandono di un padre, per altro davvero poco presente anche da vivo, per essere trattata con rispetto "...pretendevo che qualcuno facesse il tifo per me...".
Questa è solo una delle decine di citazioni abbracciate dalla mia matita, solo una delle tante frasi in cui mi sono totalmente riconosciuta o che hanno acceso in me una piccola lampadina, destinata a diventare sempre più luminosa, pagina dopo pagina.
Non mi sono solo immedesimata, quello mi accade di continuo: poesie, canzoni, serie televisive, libri...sembrano tutti scritti per me. In questo romanzo ho trovato delle risposte a domande che mi pongo da anni, a situazioni in cui mi impantano di continuo da un tempo talmente lungo che sembra un millennio.
"...Pur di prevenire l'ansia di un possibile abbandono mi lasciavo andare soltanto con quelle su cui credevo di esercitare un controllo...", Gramellini scrive della sua immobilità, che sembra la mia e che non si combatte continuando a stare fermi, ma guardando dalla parte giusta, "...Il dolore apre squarci che consentono di guardarsi dentro. Ma io continuavo a guardare dalla parte sbagliata...".
Il dolore: "...sentii un cucchiaio di ghiaccio penetrarmi la pancia e svuotarmela tutta...", quali altre parole potrebbero essere più azzeccate? Un giorno, non ricordo più in quale libro, ho letto del dolore come una schiuma calda che ti riempie l'intestino. Il freddo del ghiaccio, il caldo della schiuma. E' proprio così. Alla frase "..ogni vittima tende a riproporre gli schemi del proprio passato..." mi sono arresa: questo libro era destinato a farmi male e ad aiutarmi a capire, a parlarmi di perdono, di verità, di mostri del cuore, di amore, di fallimento, di morte e di vita, che poi sono forse la stessa cosa.
Mi sono trovata, copertina chiusa, a cercare su internet l'indirizzo e-mail dell'autore, per scrivergli grazie, per chiedergli come ha fatto a farmi capire cose che sei anni di analisi mi hanno solo lasciato intuire.
"...In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo...".
Leggete questo libro, per favore.

2 commenti:

  1. Cara elena,sto leggendo questo libro da ieri e mi sta travolgendo e allo stesso tempo avvolgendo. Anche io sono orfana di un padre. Un uomo per noi (mia sorella ed io) presente, gentile e dalle mani grandi che se ne e'andato in un attimo, all'improvviso!
    Troppo giovane lui e troppo piccole noi per capire. Ho sentito Gramellini dalla Bignardi parlare del libro e del dolore e mi si e'gelato il sangue. Sembrava mi stesse leggendo dentro. Il libro mi sta dando la conferma di quanto le emozioni,aldilà delle storie,si accomunano.
    Lo ringrazio e ancora lo ringraziero'. E ringrazio te per questo piccolo contributo. Tra orfani ci si capisce.

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    1. Cara Fabiana, è proprio così, le emozioni si avvicinano e avvicinano, in casi come questi. Il mio, di papà, se n'è andato che ero già "grande" per fortuna e per fortuna (o purtroppo) con parecchio preavviso, ma le parole di Gramellini sono la fotocopia esatta di quello che ho provato in quei momenti. Ringrazio te per il commento e la vicinanza. Un abbraccio

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