lunedì 19 novembre 2012

Accoglienza

Post breve, troppi impegni e scadenze da rispettare, poco tempo e nessuna connessione internet a casa.
Cosa significa la parola Accoglienza?
Da uno dei tanti dizionari on line: Azione e modo dell'accogliere, del ricevere qualcuno.
Questo è quello che vorrei per la mia casa. Che fosse un luogo dove tutti si sentano accolti, dove gli spazi siano condivisi ma anche privati, dove chi desidera tranquillità possa trovare un divano comodo e un dondolo che lo culli, dove chi ha fame possa sedersi in cucina e guardarsi attorno, tra colori, piante e tazze che fumano.
Vorrei che la mia camera da letto fosse mia, l'indispensabile tana per curare i miei momenti difficili, quando scostare il piumone sembra impossibile.
Vorrei stare sola. Con me.
Per le stesse ragioni che mi hanno spinto a fare il trasloco da sola, svuotare le scatole da sola, scegliere i colori, i mobili, i piatti e le stoffe da sola.
Perché pochi anni fa, quando uscire dal pantano pareva un'impresa disperata, non avrei mai creduto di farcela. Perché grazie a mia mamma, alla sua generosità, ma anche grazie al mio coraggio e alla voglia di provare a misurarmi con me e con la mia incapacità a tenere in piedi relazioni durature o convenzionali, ho deciso di andare via e di farlo da sola. Gondendo dei privilegi dell'indipendenza certo, ma anche ritrovandomi davanti allo specchio con la voglia di parlare a qualcuno che ascolti cosa sento, infilando le chiavi nella toppa con la consapevolezza che la casa sarà fredda come l'ho lasciata alla mattina quando sono uscita e che la cena sarà ancora da preparare. In compenso però avrò più tempo per me, che significherà dare spazio ai miei bisogni e trovare carburante per i miei affetti.
Iniziando da un pezzo di legno chiaro e profumato posato sul comodino...

P.S. Nella foto un'immagine all'ESEM, un brandello dell'esame di dottorato preparato durante il Festival e sostenuto pochi giorni fa, con grande soddisfazione.


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