lunedì 14 gennaio 2013

My First Lego League

Per queste cose sono troppo vecchia, è evidente.
Sveglia all'alba, in piedi tutto il giorno, scale, corse, fame, sete, agitazione, pressione, batticuore.
La mia First Lego League mi ha tolto dieci anni di vita e regalato mille sorrisi...di chi?
Dei ragazzi che hanno partecipato partendo da tutta Italia, dei bambini piccoli arrivati in ritardo perché bloccati dal maltempo ma pieni di energia per fare il tifo ai compagni più grandi, dei professori commossi e orgogliosi dei propri studenti, dei genitori infreddoliti, entusiasmati e ormai rassegnati davanti alla grande passione dei figli, degli organizzatori sempre di corsa e sotto tensione, dei giudici di gara morti dalla fame e continuamente operativi, dei ragazzi del teatro emozionati e bravissimi, di quelli che hanno suonato tutto il pomeriggio, dei custodi disponibili fino all'ultimo, dei volontari che ho cercato di coordinare senza farmi prendere dal panico e sorridendo anche io.
Sono stanca ancora oggi, nonostante abbia dormito molto, ma la sveglia alle 5, le tante ore in movimento e le emozioni hanno il loro peso.
Io di robot non sapevo nulla fino a quattro mesi fa, poi un corso, il Festival della Scienza che tutto cambia, il week end al porto con i piccoli e ora mi ritrovo catapultata in uno degli eventi più importanti per chi sui robot e per i robot spende tempo, passione, competenza e curiosità.
Quando mi hanno detto "Si comincia presto" non avevo pensato alle 5 di mattina, quando mi hanno detto "Ci sarà tanta gente" non immaginavo così tanta, quando mi hanno detto "Le squadre arrivano da tutta Italia" non credevo addirittura dall'Abruzzo.
Io di robot continuo a non intendermene molto, ma di ragazzi ormai direi che qualcosa so e ieri quello che ho visto è stata una grande dimostrazione di impegno, solidarietà, amicizia, rispetto, fratellanza, dedizione.
Impegno delle classi che si sono preparate tutto l'anno, dello staff che ha lavorato sodo, dei professori che hanno creduto nell'idea. Solidarietà delle famiglie che hanno ospitato i giovani di Mirandola vittime del terremoto e vincitori della gara. Amicizia tra studenti che non si sono mai visti prima ma si sono uniti subito e tra gli organizzatori che lavorano insieme ogni giorno. Rispetto per le valutazioni, per le competizioni, per la stanchezza altrui, per le tensioni dei partecipanti, per le aspettative dei figli e per la passione dei giovani. Fratellanza tra i ragazzi del teatro e gli spettatori entusiasmati da ogni piccolo-grande obiettivo raggiunto. Dedizione di tutti per il loro compito, qualsiasi esso fosse.
Non credo capiti spesso di poter trascorrere una domenica di lavoro, dopo una settimana dura, tornando a casa con il sorriso, ma le magliette dei ragazzi emiliani con scritto "Teniamo Botta" e i loro abbracci incontrollabili al momento della premiazione sono valsi tutte le stanchezze del mondo.

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