lunedì 15 aprile 2013

Quei momenti che ricorderai

Sono giorni strani, che scorrono lenti, come un magma tiepido e viscoso che scende dal pendio e ricopre tutto. Sassi, rami secchi, piccoli ciuffi d'erba, bruchi, fiorellini gialli, cespugli spelacchiati.
E' arrivato il caldo, il "mio" caldo.
Ieri, unica volta nella vita, ho tradito il mare di ponente e ho raggiunto i primi scogli disponibili ad est dell'albero.
C'erano un sacco di persone, c'era molta luce, c'erano gelati, colori fluorescenti, bancarelle, bandiere e amiche che leggevano assopite. Ieri, come avantieri, la giornata è trascorsa lenta. Sabato nella solitudine del porto, domenica nel caos della riviera, ho cercato il mio sole e il mio cuore. Li ho trovati entrambi.
Un vestito arrotolato in vita per scoprire un poco le braccia, i jeans infilati nello zaino a far da cuscino, i piedi nudi, gli occhiali scuri, il muccetto e un libro sul finire. Di quelle letture che fanno male come poche, che descrivono i tuoi atteggiamenti di una vita e smontano dinamiche che sai già dovevi distruggere prima.
Frittata e avanzi di Circolo per pranzo, crema solare spalmata troppo tardi, minuti che sembrano ore, pensieri che si rincorrono senza sostituirsi mai l'uno all'altro. Così, enormi cumuli di ricordi, sempre più alti e solidi, ondeggiano davanti al mare.
Su questo treno partito da Milano, in ritardo e lento come tutto il resto, si avvicina il tramonto mentre scrivo a mano su un foglio strappato a caso.
Davanti a me una ragazza legge "Nel segno della pecora" di Murakami, poco più in là un uomo legge "Educazione Siberiana". La montagna di ricordi si alza e ricomincia ad ondeggiare.
Ci sono istanti, quando le giornate si dilatano così tanto, che arrivano veloci e bloccano il tempo per un attimo, dando il senso alle ore, mettendo un accento.
Ieri quell'insegna dal nome che non ricordo incontrata tornando a piedi, qualche giorno fa un cane che abbaia lontano fermando un cattivo pensiero arrivato sul divano, sabato la collana perenne comprata per onorare il rito, ora il ticchettio nervoso delle dita sulla tastiera di un pc mentre le sagome nere degli alberi scorrono fuori dal finestrino.
Come sempre.

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