mercoledì 21 agosto 2013

Il Regno dei Ragni

Post confuso, lo so già. Perché sono tante le cose da dire, le cose che sto facendo, le cose che sto superando, le cose che sto capendo, però ho poca voglia stranamente di condividere col mondo.
Ieri leggendo l'ennesimo giallo estivo (come previsto la Vargas ha preso il sopravvento sul noir scandinavian style) ho scovato una frase che mi si addice molto: "Non ho trovato niente da pensare"...ecco, è proprio così: pur essendo un periodo estremamente denso di soluzioni e percorsi fertili, non ho pensieri chiari, non ho visioni nitide, non ho punti saldi a cui aggrapparmi. Ieri sera, parlando con Andrea, mi è uscita spontanea la metafora del collirio, che mi permette di vedere limpide e grandi le cose che ho attorno, le stesse su cui magari sono anni che inciampo senza quasi nemmeno rendermene conto. Per ora, il limite di tutta la faccenda, sta nel fatto che gli effetti prodigiosi di questa medicina per gli occhi (e per l'anima) non durino a lungo e quindi, a momenti di emozionante chiarezza a livelli di serendipity mentale, seguono blocchi e crolli confusi in cui tutto mi sembra di nuovo aggrovigliato e complicato.
Qualche giorno fa ho fatto un giro a piedi, da casa di mamma a "casa di papà" passando per un vecchio sentiero sgangherato, tra l'erba alta, gli strapiombi sul mare, le pietre rotolate, i rami ritorti, gli alberi fitti, gli insetti stecco, i rumori degli uccelli, i fiori di campo e mille ragnatele appese in mezzo alla via. Alla decima tela in faccia ho preso un bastoncino e mi sono fatta strada, attraversando "Il Regno dei Ragni" sotto il sole, con il passo svelto e il cuore un po' agitato.
Qualche tuono, il mare scuro, la luce argentata che tagliava le nuvole e si rifletteva sull'acqua, la voglia di dire a tutto l'universo quanto fosse per me importante, in quel momento, fare quel cammino. La sosta al cimitero è stata una sorpresa, un grande passo avanti rispetto a tutte le volte precedenti fatte di spolverate veloci, sistemazione meccanica dei fiori, carezzina svelta alla foto e tanti saluti. Oltre i cipressi, con i pensieri distesi e positivi, le cuffie nelle orecchie e la falcata più veloce di sempre, sono scesa sopra al mare e sono corsa a casa dalle mie abitudini, dalla gatta, dai libri, dal sole, dai fiori e dal cibo-medicina che mi aiuta in questo periodo complicato.
Inutile dire che parlare, guardare, accettare (meglio accogliere), lasciare andare e sorridere sono tutti verbi più utili di qualunque pastiglia o visita medica per superare un momento in cui il mio corpo (come sempre più sincero della mia mente) mi ha detto "Non ce la faccio più". E al di là delle intolleranze alimentari, al di là della sospetta celiachia, una luna piena, una scatola di giochi per bambini da sistemare, una giornata alle terme con mamma e una cena con l'amica di sempre pronta ad una vita nuova, sono tutte cose per cui vale la pena continuare a camminare, con il bastoncino in mano, nel "Regno dei Ragni".

P.S. Canzone di sottofondo, anche se c'entra poco con il post, "Satellite" di Colapesce e Meg...perché sono due estati almeno che la ascolto senza sosta.

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