domenica 11 agosto 2013

Storia di Alì

Alì è un piccione, ma non un piccione qualsiasi: Alì è un piccione viaggiatore.
All'inizio dell'estate il suo proprietario lo ha regalato ad un amico, un colombofilo come lui che partecipa alle gare da poco e sta cercando di incrementare la sua piccola colombaia.
All'inizio di questa storia Alì non si chiama Alì, ha un altro nome che nessuno sa, forse Alì è addirittura una femmina, la sua testina aggraziata e lo sguardo delicato si addicono di più a una giovane colomba, in effetti.
Il giorno del viaggio Alì non è in forma, ha un sacco di pensieri e non si sente pronto, deve volare fino alla Francia ma non ha capito dove, teme il vento, teme il mare, teme gli altri uccelli, teme i colombi come lui che lo attendono all'arrivo.
Alì parte stanco e si scoraggia quasi subito, prova a farsi forza, a stendere bene le ali, a bilanciarsi con la coda, a sgombrare la testa dalle preoccupazioni: "Tieni duro", pensa, "Arriverai prima di quando te lo aspetti, quante volte pensavi di non farcela e invece la meta era già così vicina, gli altri piccioni così simpatici, l'acqua così fresca e le granaglie così buone!". Ma l'istinto di Alì ha ragione, non è un bel giorno per volare, il vento che gira all'improvviso, la stanchezza già troppo pesante ancora prima di partire, le nuvole basse: "Non ce la faccio", pensa, "Devo fermarmi, o quando lo farò sarà troppo tardi e finirò dritto nella bocca di un gatto o sotto le ruote di un'auto sulla camionale".
Attorno a lui solo tetti, antenne, pali della luce, terrazzi, ringhiere e corde del bucato, le finestre sono tutte chiuse, alcune hanno addirittura le imposte serrate, ma è agosto e le città si svuotano per le ferie. Deve resistere ancora un poco Alì, deve cercare di raggiungere la campagna e magari, se è fortunato, riesce ad incontrare una colombaia dove fermarsi qualche ora, qualche giorno. Ricorda di un suo compagno l'anno prima, che in occasione di una gara era stato ritrovato una settimana dopo da una famiglia gentile, era stato rifocillato, fatto visitare addirittura da un dottore, fino a che il loro padrone aveva preso la jeep, caricato la gabbia sul retro ed era andato a riprenderlo, sbuffando e lamentandosi più per la brutta figura fatta con i colleghi in gara che per per il disturbo.
Mentre si perde tra i pensieri e si lascia un poco trasportare dal vento Alì entra in un bosco, i rami sono fitti, non si vede quasi nulla e volare diventa difficile. Prova a scendere, saltella qua e là, becca qualche seme posato sulla terra calda, sale su un tronco abbattuto e si riposa..."Solo un poco" si dice, "Solo il tempo di ritrovare le forze".
Quando si sveglia è quasi buio, occorre rimettersi subito in viaggio se si vuole raggiungere un villaggio dove trovare riparo. Saldo sulle zampe inanellate Alì spicca il volo, attraversa il fogliame estivo, sente un ramo graffiargli forte l'ala sinistra, ma stringe il becco ed esce dal bosco, c'è un po' di vento, a favore finalmente, e seguire l'aria è facile come fare una discesa sullo scivolo. Dopo una mezz'ora di volo tranquillo, dietro una collina, in fondo alla gola, Alì vede delle luci: "Che ore saranno?", forse le nove di sera, forse ancora più tardi, il cielo è ancora chiaro, ma i lampioni illuminano già le strette strade del borgo di mare.
Alì si sente sollevato: un paese di campagna, con poche case, tanto verde, qualche orto e sicuramente qualcuno disposto a lasciarlo riposare, magari anche ad accudirlo, a parlargli, a controllargli quella ferita sull'ala che comincia a fargli davvero male.
Scende in picchiata verso le case e si ferma su un grande tetto rosso, lì le finestre sono tutte chiuse, c'è un giardino curato, qualche albero tagliato da poco e tanto prezioso silenzio. Il piccolo palazzo di fronte, invece, è decisamente abitato, tre giardini vivi, con il bucato che sbatte al vento della sera, i gatti che sonnecchiano sui tavoli di plastica, una signora che chiama il marito nell'orto. E poi, le finestre sono quasi tutte illuminate.
Alì riflette, non sa cosa sia giusto fare, è la prima volta che si perde, è la prima volta che ha bisogno di aiuto. Dopo qualche minuto prende coraggio, apre le ali, prova a stirare con cautela quella sinistra e punta la finestra più in alto, da cui proviene una fioca luce blu, intermittente, delicata, deve essere un televisore acceso.
Scende piano sul davanzale, cercando di non fare rumore, con discrezione sbircia dentro e sul divano vede una signora anziana, che guarda le immagini scorrere sullo schermo ma sembra assorta in altri pensieri, più lontani e più importanti di quello sceneggiato estivo. Incuriosito e ormai carico di coraggio Alì decide di spostarsi sulla finestra accanto, dall'appartamento escono voci piccole, chiacchiere adulte, musiche in rima e battiti di mani. Appena le sue zampe toccano l'ardesia ancora tiepida quattro occhi lo osservano sbigottiti: "Nonna nonna! Guarda!". Due bimbi seduti sulla medesima poltrona lo stanno indicando tutti eccitati, una signora si avvicina piano piano alla finestra mentre un uomo, assorto nella lettura del giornale, alza appena lo sguardo dal quotidiano disteso sul tavolo.
Sono tutti indaffarati là dentro, chi prova a chiamarlo con il verso che si usa per attirare i gatti, chi si alza sulla punta dei piedi per guardarlo meglio, chi ipotizza ferite e malattie osservando la sua ala malconcia. Dopo poco la signora sparisce e ritorna accompagnata da altre due donne, una invoca il ragù di piccione guardandolo però con dolcezza tra i riccioli tagliati corti, l'altra si confronta con la padrona di casa sul significato di piccione viaggiatore, facendolo sentire importante e prezioso.
E' ormai notte, c'è troppo interesse in quel posto, rimanere lì significa rischiare di farsi prendere, la finestra dell'anziana signora sembra essere più tranquilla: Alì spicca il volo e atterra poco più in là. Ora la donna è in piedi, la televisione è spenta, lentamente cammina in soggiorno tenendo una mano sulla schiena del divanno, come se fosse una robusta ringhiera immaginaria. Improvvisamente lo vede e, con grande stupore del colombo, gli parla. Lo ringrazia di essere venuto, si rivolge a qualcuno che però in casa Alì non vede, sembra commuoversi perfino e, sempre lentamente, si allontana verso una stanza buia, lasciandolo tranquillo sul davanzale. Prima di sparire dietro a una porta semichiusa, una mano delicata spegne l'ultima luce.
Cicale, uccelli, rumore di auto in manovra, urla lontane di giovani al mare, rombi di motoseghe in azione, persiane che si aprono...Alì tira fuori il becco dalle piume del dorso, spalanca gli occhi e, d'istinto, spicca il volo: "Che ore sono?", "Dove mi trovo?". In pochi secondi atterra pesante sul tetto rosso, il primo incontrato al suo arrivo e si guarda intorno, improvvisamente ricorda la luce blu del televisore, le piccole dita di bimbo che lo puntano, gli occhi benevoli della ragazza con i capelli corti.
L'ala sinistra è ancora dolorante, aprirla e chiuderla con calma gli dà un po' di sollievo, ha fame e sete, deve capire cosa ha intorno e dove può recuperare del cibo. Spicca il volo nel pieno sole del mattino, supera la casa color salmone, si avvicina a quella gialla e si posa su un filo elettrico: campi coltivati, orti abbandonati, prati, terrazzi, boschi. In una casa lontana, lasciata al lavoro instancabile del tempo, vede una vecchia colombaia vuota: "Chissà quanti piccioni ha ospitato", pensa. Riaperte le ali e ripreso il volo Alì torna verso il mare, ma questa volta cambia finestra, scende di un piano e si ferma oltre una sottile zanzariera tirata. E' mattina presto, in casa tutto è immobile, la luce è forte ma il caldo è sopportabile, fermarsi lì può essere una buona idea; improvvisamente, alle sue spalle, uno strano verso lo insulta, un misto tra un miagolio isterico e un gorgheggio da neonato arriva dal pavimento e lo investe completamente. E' un gatto, una gatta forse, bianca, sporca, decisamente poco aggraziata, che lo punta nervosa e sbatte la coda nera con frenesia e preoccupazione. In pochi secondi arrivano le due donne della sera precedente, quella esperta in colombi e quella che si limita a guardarlo, è proprio lei ad aprire la zanzariera con una piccola scatola di cartone in mano terrorizzandolo a morte. Il tetto rosso continua, per tutto il giorno, ad essere il suo rifugio, da lì Alì spicca il volo spesso, si posa sul palo, sulle tegole delle case vicine, sul parapetto di un terrazzo assolato dove la ragazza con i capelli mossi gli allunga qualcosa da mangiare, un mucchietto di palline gialle, probabilmente uno strano e poco soddisfacente cibo straniero, che mangerebbe pure se non fosse continuamente insultato da quella stupida gatta bianca. Il sole tramonta, si alza un po' di vento, la signora anziana gli rivolge parole dolci e domande su persone che lui mica conosce, i bimbi battono le mani, gli adulti guardano l'anello che gli stringe la zampa sinistra e stanno al telefono a dire numeri per ore e lui pensa, dopotutto, che rimanere lì potrebbe anche essere un'idea. Chissà perché poi, in quel posto, lo chiamano Alì.



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