sabato 12 ottobre 2013

70

La mamma oggi sta preparando lo stoccafisso accomodato e, conoscendola, sta pensando che non è venuto bene, che tu l'avresti fatto diverso, che il tuo sarebbe stato più buono.
1943-2013: 70 anni. Oggi è, era, il tuo compleanno, mi sono svegliata incazzata, continuo ad essere incazzata e spero che in giornata, passando a trovarti, sto nervoso se ne vada.
Sono giorni, in verità, che mi lascio avvolgere e guidare dalla rabbia, con il mio modo maldestro di tirarla fuori non mi sto confortando granché, ma sicuramente il non rimuginare in silenzio un poco aiuta a sentirsi meno stupidi e meno immobili. C'è da dire che questa cosa della rabbia inespressa non l'ho proprio presa da te, capace a inveire contro chiunque, dicendo le peggio cattiverie, magari per delle cavolate senza senso, per poi sparire qualche giorno e tornare come se non fosse assolutamente accaduto nulla. Io zero. Io istintivamente faccio il contrario, non dico niente per mesi, me ne sto zitta zitta e poi bon, chiudo tutto e non ci sono richieste di spiegazioni che tengano. Bel modo di merda pure il mio, di risolvere le cose e i conflitti.
In mezzo ci sta, come al solito, il comportamento virtuoso, tipo quello di mamma che se qualcosa non va te lo dice, magari anche male, magari anche straccionandoti, ti fa capire (molto chiaramente) il suo punto di vista e poi se ti sei offeso pace, ti passerà.
Io invece sembro quei cani che si arrabbiano con la loro coda: me la guardo furente e lascio montare la rabbia per poi scagliarmici contro e cominciare a roteare su me stessa come un'idiota, sbattendo a terra stremata dopo aver inutilmente provato ad strappare quella cosa lunga attaccata alla mia stessa schiena. Perché ce l'ho con me in realtà, con le mie modalità, che piano piano lo so, stanno migliorando, ma che mi costano ancora una fatica immane e producono pochi risultati se li compariamo al disagio che provo ogni volta che dico cosa penso.
Se tu vedessi il modo in cui gestisco i miei rapporti di lavoro, per esempio, ti uscirebbe senza dubbio una delle tue più tipiche frasi della domenica: "Come fai ad essere così scema?" oppure, ancora più in linea con il tuo stile, mi diresti candidamente che sono troppo "abelinata" e che mi sta bene se vengo trattata a pesci in faccia senza che chi si raffronta con me abbia il minimo scrupolo di coscienza.
E scrivo dei rapporti di lavoro perché sono quelli su cui ritengo di dover agire con la testa, nell'amore l'ho fatto fin troppo in questi anni, il mio compito ora è quello di usare pancia e cuore per vivere gli affetti, l'Affetto, senza freni stupidi e con più spontaneità possibile.
Non so cosa penseresti di me se fossi ancora qui, chissà se comprenderesti la mia totale incapacità a gestire i guai di salute miei e degli altri (io dico di sì, visto che in questo eri davvero una frana), non so se staresti invecchiando in maniera un po' più serena o avresti continuato a rimanertene chiuso con i tuoi fantasmi.
Io, putroppo, ti sento sempre più lontano, ti sogno ormai poco, è come se avessi voltato l'angolo e fossi sparito in mezzo alla gente. E per quanto sia consapevole che è giusto così, che lasciarti andare è un gesto sano e pieno di speranza, che chiudere un poco con il passato vuol dire aprirsi al futuro, nonostante tutto questo, mi dispiace.

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