venerdì 25 ottobre 2013

Il Dio delle piccole cose

Secondo giorno di Festival, primo giorno di ciclo in anticipo di un sacco, quarta ora di letto tra sonno, scrittura e pensiero. Devo mettermi in testa di lavorare al seminario per la prossima settimana, devo cercare di rilassarmi davanti alla tesi in ritardo mostruoso, perché per entrambe le cose l'unica soluzione è questa: lavorarci/rilassata. Senza isterismi, paranoie e crolli emotivi. E' solo che sono cose grosse (dal mio punto di vista, è naturale, vallo a dire a un bambino Afghano)e io, é inutile, non riesco ad affrontarle. In quelle piccole ci vivo: un sottobicchiere, una coperta, una colazione con un'amica un po' triste, una telefonata alla mamma, una "cena altrove", un libro bello, una ricetta nuova, un sentiero di terra e pietre, una collaborazione minuscola per un blog scoperto da poco ma portatore di quell'incanto delicato che piace a me. Del resto, quando ero piccola mi innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani, come canterebbe il buon Faber e ora non riesco ad arrendermi davanti alla soluzione così chiara e sicura che prevede di lasciare un po' perdere le piccole cose per dedicarmi a quelle più grandi. Progetti, scadenze, possibilità che hanno un grande difetto: l'imprescindibile condizione che io ci creda e che creda in me stessa. Giammai. E allora chiedo ancora aiuto a De André, che di solito ascolta e risponde, non regalate terre promesse a chi non le mantiene, mi sta dicendo e io sono d'accordo: la metà delle cose che non faccio restano in potenza perché non mi fido e mi difendo con i denti da chi mi promette e mi frega. Questo lo faccio da sempre e, vaffanculo, sempre lo farò, magari però un po' di discernimento in più non guasterebbe, ogni tanto. Dopotutto ho voltato la carta milioni di volte sul mio percorso, quando leggo il curriculum al contrario trovo questo: babysitting, ripetizioni, interviste di mercato, cameriera, animatrice, educatore ambientale, imprenditrice, collaboratore di redazione e forse qualcosa si é pure perso tra le righe e nel tempo. Di tutte queste avventure iniziate, continuate, concluse, quello che ricordo con un mezzo sorriso sono le piccole cose, i pomeriggi sul divano con le mie bimbe sorelle della mattina, il buio sui vetri dell'altra casa della sera, il primo sei di inglese di Chiara, le domeniche a ridere in cucina, i libri di storia dei fratellini ricchi, il ponteggio che oscilla su Genova, i pagamenti in marmellata, la costa calabra avvolta nella coperta di Campopisano con il gelo nelle dita e l'attesa nel cuore, la fila di cappellini colorati sui sentieri delle Cinque Terre... con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria. Chissà se mai riuscirò ad accantonare queste piccole emozioni, perché forse la vera soluzione che prevede di salvare bimbo acqua catino moglie ubriaca botte piena capre e cavoli e tutte le possibili combinazioni continua ad essere troppo distante per me. Aprirmi ai grandi progetti pensando anche alle piccole cose è come dire mettersi il rossetto rosso rimanendo sobrie ed eleganti, c'è chi ci riesce, per carità, ma non è cosa da tutti.
Non é cosa da me.
E allora, se devo cambiare, al "Dio delle piccole cose non credere mai", anche se, almeno per stasera, lasciatemi sorridere con questo

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