lunedì 7 ottobre 2013

Nel mare ci sono i coccodrilli

La lingua, Enaiat. Mentre parli e racconti penso che non stai usando la lingua che hai imparato da tua madre. Al serale, adesso, stai studiando la storia, le scienze, la matematica, la geografia, e stai studiando quelle materie in una lingua che non è quella che hai imparato da tua madre. I nomi dei cibi non sono nella lingua che hai imparato da tua madre. Scherzi con gli amici in una lingua che non hai imparato da tua madre. Diventerai uomo in una lingua che non hai imparato da tua madre. Hai acquistato la tua prima macchina in una lingua che non hai imparato da tua madre. Quando sei stanco, ti riposi in una lingua che non hai imparato da tua madre. Quando ridi, ridi in una lingua che non hai imparato da tua madre. Quando sogni, non lo so in che lingua sogni. Ma so, Enaiat, che amerai in una lingua che non hai imparato da tua madre.
Alla fine di una giornata iniziata in salita e continuata sonnecchiando e torcendomi dal mal di stomaco, terminare questo libro è stato un dono. A pochi giorni dalla disgrazia (l'ennesima) dei morti in mare a Lampedusa, invece delle mille parole incontrate ovunque, stupide, retoriche, offensive, cattive, convenienti, sensate, immonde o dignitose, bastava leggere "Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari".
E bastava anche stamane in sala d'attesa, oggi pomeriggio sulla bilancia, stasera davanti alla cena.
Tutti i bambini dovrebbero sapere, tutti i figli dovrebbero conoscere, storie come questa. Filippo che gioca in piazzetta con Ginevra e gli altri, le "bebè a bordo" appiccicate sulla macchina rossa che ho visto al tramonto, la bimba bionda che tiene la mano del nonno elegante per andare all'asilo.
Dovremmo leggerlo, tutti, io probabilmente più degli altri. Quando mi sento scomoda sul 44, visto che non ho mai dovuto viaggiare nel doppiofondo di un camion alto 50 cm, con decine di persone, senza cibo né acqua per giorni. Quando mi dà noia la palla dei vicini mentre mi rilasso in spiaggia, dato che non ho mai navigato nella notte su un gommone bucato senza sapere dove sono. Quando nel parco ci sono troppe zanzare, dal momento che che non ho mai dormito su una panchina, tra cani randagi e pedofili. Quando fatico a lasciarmi amare da chi mi conosce e vede il mio valore, visto che non sono mai finita in una famiglia straniera, diversa in cultura, abitudini e lingua, che a un mio gesto sbagliato, a una mia parola incompresa, a un mio sguardo difficile, avrebbe potuto decidere di rimandarmi sotto al camion, sul gommone o nel parco di notte.

2 commenti:

  1. E' tanto che pensavo di leggerlo, più volte sono stata tentata all'acquisto. Questo come altri sono libri che si dovrebbero leggere a scuola, o in un gruppo di lettura, insieme ad altre persone, per diluire Il dolore e quel senso di impotenza che mi prende quando alcune cose mi sembrano troppo grandi per affrontarle da sola.

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