domenica 1 dicembre 2013

A forza di essere vento

Fino a due minuti fa Agata sonnecchiava sulle mie ginocchia. Sono da mamma, è domenica, primo giorno dell'ultimo mese. Da ieri c'è un vento che porta via, sono uscita pochissimo questo fine settimana, reduce dalla febbre ho preferito riposare. L'idea, per questo pomeriggio alle porte, è scrivere un po' di tesi...come al solito mille altre cose prendono il sopravvento sui buoni propositi e persino il post su ilmareingiardino ha la precedenza.
Ho male al collo, forte. Mi spavento, soprattutto la sera, ma mi aggrappo al briciolo di razionalità che mi resta dopo il tramonto per non andare in paranoia, così il sonno anche questa volta non è mancato e sono riuscita a dormire a lungo. Ho sognato un fiume, una ragazza straniera con i riccioli biondi, una casa che non conosco, un affetto che non ho più e, soprattutto, ho sognato alberi. Mi sembravano cercis siliquastrum, dalle foglie, ma non ci giurerei. Ricordo che stavo lì, sulla spiaggetta di ciottoli vicino all'acqua che scorreva veloce e cercavo di fotografare grappoli di rami in controluce. Il cellulare faceva cilecca e ogni volta che scattavo le foglie del mio albero avevano cambiato colore, prima tutte rosa, poi verdi e viola, poi rosse, gialle, fucsia e azzurre. Parevano palloncini colorati, forse lo erano, ed è buffo, pensandoci adesso, che abbia sognato l'albero di Giuda (detto anche albero dell'amore) così pieno di sfumature, con le sue foglie cuoriformi ognuna di un colore diverso, a seconda del vento.
Un vento che in questi giorni, come si diceva all'inizio, è forte, è freddo, alza la superficie del mare come fosse un torrente veloce e non rallenta mai.
Ho iniziato un libro nuovo, Verde Brillante s'intitola, e come sottotitolo ha "Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale". Per ora mi piace, un punto di vista nuovo su quello che ho sempre sostenuto, senza saperlo davvero. Io non sono vegana e neppure vegetariana. Le attenzioni alimentari che ho (a parte il delirio di diete e intolleranze degli ultimi mesi) sono sempre state accorgimenti di stampo egoista: non evito il pollo perché "povero pollo", né scelgo la carne di provenienza certa (= del contadino dietro casa o dell'allevatore che conosco) perché "povero vitello", prendo queste decisioni principalmente per la mia salute e per quella del pianeta in generale. Ho la fortuna di poter comprare le uova bio (e per bio intendo dei ragazzi del gas a cui mamma ordina le verdure) o, addirittura, di averle gratis dalle galline di mio zio. Sono privilegiata a potermi permettere una fettina di carne buona, allevata allo stato brado e non gonfia di ormoni, piena di coloranti e proveniente da un essere nato cresciuto vissuto e morto nella sporcizia, nella paura, nel dolore, nel buio e nella costrizione. Certo che ho a cuore cosa sente una mucca, cosa pensa un maiale, cosa provano un pulcino, una scrofa, un agnello e un fagiano, ma non sono così coerente nella vita, non faccio abbastanza attenzione, tutti i giorni, ai vestiti che compro (spesso confezionati dalle mani di un essere nato cresciuto vissuto e morto nella sporcizia, nella paura, nel dolore, nel buio e nella costrizione), agli oggetti con cui arredo casa, alle piccole scelte quotidiane che purtroppo non sempre sono all'altezza del mio predicare bene.
Nel libro che sto leggendo per ora sono arrivata al capitolo sulla vista delle piante, uno dei molti sensi che queste meraviglie naturali hanno a disposizione. Oltre alla vista hanno anche i quattro sensi rimasti, come li abbiamo noi, più un'infinità di altri, indispensabili per svilupparsi, crescere e lottare non avendo la possibilità di muoversi, spostarsi e fuggire. Le piante non sono mica così stupide da concentrare quasi tutti gli organi di senso in un solo punto, il medesimo punto dove sta il centro di controllo di questi stessi organi...chi mai lo farebbe? L'uomo, per esempio (e molti altri animali). Nella testa noi teniamo le orecchie, il naso, la bocca, gli occhi e il cervello: bastano dunque una sprangata, una zuccata seria, un cancro, una bella meningite e via, tanti saluti. Se invece, io pianta, incontro un ruminante di passaggio, magari pure parecchio affamato, che mi mangiucchia tutto il verde...probabilmente non morirò, anzi, ricrescerò ancora più rigogliosa. E quindi, nelle mie idee alimentari e non, nelle decisioni che io mammifero onnivoro e comodo prendo ogni giorno, per ora preferisco mettere insieme l'acquisto di carta ecologica all'assenza di carne avicola dal mio piatto (per lo meno finché non troverò un rivenditore che mi farà ricredere), unire la scelta di detersivi biologici alla spina a quella di acquistare olio e riso da cascine familiari con un concetto etico di produzione e distribuzione, affiancare l'abitudine di comprare pasta, caffè e cioccolata da organizzazioni eque e con una storia critica alle spalle al tentativo di privilegiare frutta e verdura a Km 0, vino buono da "niente mal di testa", spesa al mercato con poco imballaggio piuttosto che al super. Perchè in qualche modo sento che la mia impronta ecologica, sicuramente pesante e dannosa, può alleggerirsi un poco se il mio pensiero ha una partenza ampia, un abbraccio grande, seppur costruito su gesti piccolissimi, scelte minime e quotidiane, istinti verdi arrivati pian piano, crescendo.
Poi però sono mortale, mangio sushi se mi va, compro magliette economiche per la vita di tutti i giorni, ho un cellulare e un computer Samsung e lo shampoo proprio no, non riesco a comprarlo biologico perché mi fa sembrare i capelli uno sputo di mucca.
E' diventato un post impegnato, volevo solo scrivere qualcosa su questo libro piccolo, in carta riciclata, che mi porterò dietro per un po' e che mi fa volere più bene a un geranio che a un picchio. Forse, però, il fatto che mi abbia svegliato tante riflessioni, di domenica, a stomaco vuoto, è già un buon segno.

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