giovedì 19 dicembre 2013

Una dose massiccia di vita

Oggi ho scoperto una cosa importantissima, che non sapevo o forse sì, ma che non ero in grado di fissare, a cui non ho mai dato un nome.
Oggi ho scoperto che i quattro sentimenti, quelli grandi e veri, hanno bisogno di una risposta altrettanto grande e vera e soprattutto precisa.
Rabbia, Paura, Tristezza, Gioia.
Cosa buona e giusta sarebbe intanto riconoscerli, sti sentimenti. Quando arrivano, quando vogliono uscire, quando un amico li sta provando, quando l'uomo della nostra vita è triste, quando la sorella è felice, quando siamo arrabbiati.
Io sono un disastro a riconoscerli, o anzi, faccio una cosa ancora peggiore: quando li riconosco li evito. Come l'HIV.
Non li tiro fuori, li nego a me stessa, li nascondo il più possibile agli altri e di solito ci riesco bene. Negli anni sono molto migliorata, ci sono persone a cui non posso assolutamente mentire, che mi leggono dentro e vedono che qualcosa non va, ci sono amici che mi conoscono, c'è mia mamma che sa come sono fatta, ma poco importa finché sarò bravissima a ingannare me stessa.
Ecco quindi che oggi ho scoperto che non solo è importante accogliere questi quattro cavalieri mascherati, ma che è importante pure essere ospitali con loro nel modo giusto. Faccio un esempio: abbiamo lavorato tutto il giorno, siamo andati in palestra, sono le 20.30 e andiamo a cena. Cosa ci servono nel piatto? Un'insalata semplice e una macedonia fresca. INUTILI.
Inutili tanto quanto: Andiamo a scuola, prendiamo un voto pessimo anche se abbiamo studiato tanto. Siamo arrabbiati, ci sentiamo ingiustamente valutati, arriviamo a casa e mamma dice "Ma cosa ti ha chiesto? Ma cosa hai risposto? Beh, però potevi dire meglio, se avessi introdotto quel concetto forse...se avessi approfondito quel capitolo magari...".
Ogni sentimento ha bisogno di una risposta precisa, per essere registrato, compreso e vissuto.
La rabbia vuole attenzione, deve essere ascoltata, vista.
La paura vuole comprensione, deve essere capita, abbracciata.
La tristezza vuole consolazione, deve essere coccolata, curata.
La gioia vuole condivisione, deve essere festeggiata, amata.

Io queste cose le ho sempre guardate negli altri, credo di essere un'amica discreta (in tutti i sensi) proprio perché abbastanza incline all'accoglienza, all'empatia, alla capacità di ascoltare un amico arrabbiato, di aiutare un'amica spaventata, di accarezzare un affetto triste e di fare i salti di gioia per le conquiste altrui.
Però, tutta questa grande capacità di risposta svanisce quando si tratta di me.
Negli ultimi giorni sono rimasta delusa e ho somatizzato (spero, perché al solito il mio cervello pensa ad altro) mostruosamente e in maniera pure piuttosto chiara ed evidente, proprio perché non ho saputo accogliere e buttare fuori la rabbia, in assoluto il sentimento che mi rifiuto maggiormente di provare, insieme alla gioia. Per quanto riguarda la paura, invece, sono maestra: la sento spesso, spessissimo, in maniera del tutto irrazionale, dannosa e fuori luogo. Non temo cose che ad altri farebbero cadere i capelli, affronto prove dure, di quelle toste e faticose, ma annego in un bicchier d'acqua perché da sola lo trasformo in un lago profondissimo.
La tristezza, invece, ogni tanto arriva e io quando posso mi sposto un po' più in là. A volte la confondo con la paura, a volte mi ci immergo come mi immergo nel piumone (in senso letterale: "Sono triste? Mi butto a letto"), a volte, molto raramente, la ascolto e me ne prendo cura.
Oggi però aver capito questi passaggi è stato utile, mi ha permesso di comprendere perché il senso di frustrazione e di irrisolto mi facesse visita anche quando mi pareva di aver risposto a un mio sentimento. Se si utilizza la reazione sbagliata, per esempio rispondendo alla rabbia comportandoci come se fossimo tristi, non riusciremo mai a superare il momento della difficoltà, ma anzi ci avvilupperemo in un groviglio di ansie, paure, paranoie e ossessioni difficilmente affrontabili.
Quindi, il prossimo grande passo potrebbe essere quello di accoppiare la carta A con la sua gemella, come in quei vecchi giochi da bambini in cui, inutile dirlo, sono sempre stata una frana.



2 commenti:

  1. si cara amica, condivido ogni singola parola e davvero quando ci sentiamo arrabbiati o in pena o soli o anche pieni di gioia dovremo trovare il coraggio di dirlo o anche solo di mostrarlo, mentre spesso ci isoliamo o preferiamo...questa sono io...ingoiare quello che proviamo, cosa che fa tantissimo male. Tra gli auguri per il nuovo anno metterò allora quello di cercare di modificare questi atteggiamenti. Un bacione a te, Barbara

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  2. Proprio così Barbara, è difficile per molti, forse per tutti!
    Un abbraccio

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