sabato 26 aprile 2014

Oggi ho letto un libro

Oggi ho letto un libro.
Stanno tutti bene tranne me.
Avevo trovato la recensione all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, grazie a Cindy e al suo blog e avevo pensato che lo avrei comprato non appena terminavo Haruki Murakami. Poi, però, mi sono detta che per riprendere a leggere con costanza forse poteva essere una buona idea farmi appassionare da un romanzo nuovo, di un'autrice che non conosco, incontrata per caso tra le pagine web in cui ormai navigo sicura. Così sono corsa in libreria e in due giorni scarsi ho divorato queste centotrentanove pagine di bellezza, pura. Ci sono dolori enormi, c'è la vita quotidiana, ci sono descrizioni perfette di sensazioni e sentimenti che tutti conosciamo, ci sono morte, amore, fame, paura, rabbia, sonno, curiosità, perfezione e odio. Ci sono natura e città, vecchiaia e giovinezza, luce e buio, tutti raccontati con istinto, quasi come fossero ovvietà, cose semplici che si possono spiegare in un attimo, ricordando un gesto, un momento, uno sguardo.
C'è un colpo di scena che è un pugno nella pancia, che ti fa decidere di non prestare il libro a nessuno per non fare male, per non turbare, per rileggerlo diecimila volte e capire come si fa. Come si gira pagina, come si superano il dolore, la perdita, la noia del quotidiano, l'abuso, la propria invisibilità, lo scorrere del tempo. Un'accettazione, una convivenza, un'osservazione attenta delle piccole cose, un pullover sopra l'altro, una torta alla marmellata di arance.
Sulla quarta di copertina c'è scritto "Alberi, costellazioni, cani, insetti, rampicanti sono ovunque tra le pagine di questo romanzo d'esordio feroce e allo stesso tempo toccante. La storia è potentissima e la scrittura capace di continue accensioni, lo sguardo sulle vicende umane è quasi naturalistico, senza giudizio, ha qualcosa di scientifico, seziona e analizza concetti giganteschi e solidissimi come la famiglia, il sesso, la vita e la morte rivelando un talento spiazzante". Ed è vero.
Non ci sono frasi preferite questa volta, tutto il romanzo lo è, perché è il modo in cui è scritto che rimane nella testa e scava, scava, scava. Chissà per quanto ancora.
Vale la pena leggerlo, davvero.

"Io penso che nel mondo delle foglie ci sia in fin dei conti abbastanza voglia di scherzare" (Louis Aragon, Le con d'Irène)
Il libro inizia così, con questa citazione.

P.S. La foto, scattata oggi, si riferisce ad un braccialetto che mi ha regalato mamma, in cuoio e resina bicomponente, la stessa che uso io al lavoro. Questa volta, però, c'è dentro una foglia, credo sia di fragola.

domenica 20 aprile 2014

Una domenica

Oggi è Pasqua, quindi è domenica.
E' pomeriggio e c'è ancora tanta luce, io sono a casa che cucino e ascolto musica.
C'è odore di porri ovunque, mentre la torta di spinaci si gonfia fiera nel vecchio forno buio.
Mamma è andata via da poco, abbiamo pranzato insieme sull'Albero, come avevamo fatto l'anno scorso a Natale. Forse passare le feste qui è la soluzione giusta: in una casa scelta da me, arredata da me, con tutti gli aiuti e i consigli di mia madre, senza fantasmi che si aggirano a ricordarci che non ci sono più.
Ho preparato lo spezzatino, le patate saltate e la macedonia con il gelato, mi sono fatta tenere da parte da Lucadeisalumi una piccola insalata russa e due burratine, ho comprato una mini colomba dal droghiere e una bottiglia di vino rosso, ho apparecchiato con la tovaglia gialla e i bicchieri grandi, ho messo il rossetto.
Abbiamo mangiato tranquille e siamo uscite subito per non addormentarci, abbiamo fatto due passi, preso un caffè, ci siamo sedute sui gradini del Ducale a cucire il coniglio blu per quel progetto di cui scrivevo nel post scorso e abbiamo visto una mostra di fotografie, anzi due. Prima di andare in giro però abbiamo cominciato a piantare i semini che mi ha regalato il vicino-vicino e che tra un paio di settimane dovrebbero darmi zucchine e prezzemolo da davanzale...vedremo!
Ora sono di nuovo ai fornelli perché domani si va dalla famiglia bellissima sul tetto a festeggiare Pasquetta, così mi sono messa a preparare due torte di verdura senza neppure cambiarmi, insomma, sto facendo l'elegantona in cucina.
Mi aspetta un altro giorno bello, in queste settimane di mancanze e pienezze, di sole e freddo, di rabbia e tranquillità.
Ho tanta tanta voglia di camminare ma alla fine non creo mai la situazione per farlo, forse perché da sola non sono abituata, forse perché guardo i chili che aumentano e non mi decido a mandarli via, in questo periodo strano di capelli scuri color prugna e di grandi ritorni tra pentole, spezie, coltelli e taglieri, dopo mesi di cibi già pronti, crudi e noiosi.
Ci sono due libri che voglio comprare, un film che voglio vedere, un vestito che voglio cucire, una festa che non vedo l'ora di preparare. Ci sono persone che voglio guardare, negli occhi. Ci sono posti che voglio visitare, scarpe che voglio indossare, cose che voglio urlare, regali che voglio fare.
E ci sono cose che voglio scrivere, ancora e ancora.
Visto che è l'ora dei porri e che ho un mezzo sorriso, la chiudo qua con la canzone di oggi, colonna sonora di tutta la giornata, e lo so che non è il momento del pezzo del mese ma le regole qui le faccio io, dunque me ne frego.
Eccola.

mercoledì 16 aprile 2014

QB: senza sapere da che parte sono

Senza sapere da che parte sono vuol dire che non so se sto scrivendo un QB su qualcosadibello oppure su qualcosadibrutto.
In un giorno cambio umore mille volte, perché mille sono gli avvenimenti, piccoli e grandi, che si alternano tra angoscia, nervosismo, tristezza, paura e gioia, entusiasmo, ottimismo e tranquillità.
Sono stanca, ma questo poco conta. Conta il fatto che non riesco a trovare il tempo per fare cose che mi mettono in pace con il mondo e che in passato facevo spesso, come leggere una rivista (di leggere un libro per ora non se ne parla), come mettere a posto casa, come cucinare e come andare a correre.
Per facilitarmi un po' il compito di questa sera, scrivere un post che mi aiuti innanzi tutto a riordinare le idee, potrei affidarmi ad un mezzo infallibile per la mia organizzazione mentale: l'elenco.
Provo pure a dividerlo in due parti, qualcosadibello e qualcosadibrutto.
Qualcosa di Bello
- Il riscontro che ha avuto il mio post sulla lettera al nostro sé adolescente, ne ho parlato con tante persone e alcune continuano a scriverne. Come Andrea, per esempio
- Il corso di fotografia che ho appena iniziato e che promette benissimo, perché mi diverto, sperimento e imparo (uno dei miei primi scatti sta proprio quassù)
- Il sole che almeno fino a domani dovrebbe durare e che mi tira su il cuore anche quando sembra essere pesantissimo
- La pasta con le sarde che ho mangiato (e cucinato) ieri sera, buonissimissima!
- Questo film che non vedo l'ora di vedere
- Questa iniziativa a cui voglio assolutamente provare a partecipare
- Un bel po' di idee hand made che mi frullano per la testa e che prevedono collage, cornici, fettucce, dita, colla, forbici, timbri e robe che fanno piangere
- La Pasquetta che sarà fatta di amici, pioggia, cibo, chiacchiere, musica, risate, nanne e scodinzolii
- Un sacco di blog nuovi che seguo e che mi riempiono gli occhi e il cuore di idee, bellezza e possibilità
- Questo libro, che sta già di là nel mio bagno tra i volumi di psicologia, di flora e fauna regionali, di viaggio, di fai da te
- Questo pezzo che ho deciso essere la canzone di Aprile, anche se l'ho risentita stasera dopo un sacco di tempo. Ma mi ha ridato un po' di allegria e quindi merita il mese.
Qualcosa di Brutto
- Un po' di persone attorno a me che si prendono un tantino sul serio e complicano tutto, che peccato
- Il mio edicolante morto all'improvviso che però fino a ieri era lì fra i suoi giornali e oggi il cardinale in persona diceva il rosario per lui e i vicini in piazzetta piangevano dinanzi alla serranda abbassata
- La mia attuale incapacità di leggere, che mi pesa da matti e mi intristisce, ma è così: Haruki a sto giro dovrà aspettarmi
- La lontananza da prati e boschi di casa, dettata da tante cose e pesante come un sasso
- Le feste in arrivo che come al solito rischiano di trascinarsi appresso malumori, nostalgie e fatiche assortite
- Un acciacco duro a morire, fastidioso e assai indicativo, che palle
- La mollezza diffusa di cui ho scritto all'inizio del post, che mi tiene distante dalle tante cose che vorrei fare, compreso correre e prendermi cura di ciò che più amo
- La ricrescita :-)


mercoledì 9 aprile 2014

(A)sociali

A me piace circondarmi di persone considerate asociali. Mio padre era asociale. Mia madre spesso si definisce asociale, anzi, lei preferisce usare una parola dialettale intraducibile che significa qualcosa tipo "che tende a stare per conto suo" e che è stundaia. Io stessa spesso sono considerata asociale.
Ma cosa vuol dire questa parola?
Nel mio caso non vuole certo dire stare lontano dalla gente, ci mancherebbe, ho lasciato il paesello proprio per avere il mondo e la vita a portata di mano. Forse però, rispetto a tanti coetanei e a qualche amico, tendo a cercare più momenti di solitudine e isolamento, più spazi lontani dove pensare e fare cose solo per me. O magari fare cose pure per gli altri ma comunque in un angolino tutto mio.
Quando mi perdo in questi ragionamenti mi viene in mente il mondo dei social network. Io sono iscritta a Facebook e, se vogliamo considerarli social network anche a Pinterest e Spotify. Devo dire che per adesso non mi sono mai pentita di aver deciso di sbattere buona parte della mia vita on line, magari un giorno accadrà, chi può dirlo, ma sino ad oggi ho solo guadagnato da questa scelta.
Ci sono contatti tra i miei amici di Facebook che probabilmente non rivedrò mai più, altri con cui sento di aver stretto un legame a distanza, legame che altrimenti non avrei potuto creare e coltivare, ad esempio per questioni geografiche.
Ricercatori conosciuti a convegni del passato come quello di Strasburgo, professori incontrati a scuole estive come quella di Latina, colleghi di sventura simpaticissimi e appassionati con cui ho trascorso una bella settimana questa estate a Pollenzo.
Grazie a Facebook ho conosciuto molte realtà interessanti e le ho fatte conoscere alle persone a cui voglio bene (le ho "condivise", no?), su Pinterest ho visto foto bellissime e trovato idee originali per la mia tana, con Spotify passo le mie ore musicali al lavoro, quando cucino e anche adesso mentre scrivo. Non ho voglia di affrontare qui il discorso trito e ritrito quanto noioso del "la gente vive on line", "le persone così si fanno i fatti degli altri", "il mondo è fuori", "la rete è un filtro". Tutto vero, verissimo, per carità, ma ognuno sceglie liberamente cosa diffondere di sé, quanto tempo trascorrere al pc invece che uscire a camminare, con chi stringere un'amicizia virtuale, se pubblicare le foto dei propri figli, nipoti, vicini di casa che non sanno di finire on line oppure evitare come faccio io. Personalmente passo parecchio tempo sui Social Network, ma non possiedo la TV, faccio pilates tre volte a settimana e vado a correre quando non sono in palestra, vivo da sola con tutto quello che comporta (compreso trovare il tempo per fare la spesa, cucinare, lavare, stendere...), mi sparo un paio di turni al mese in quel posto fighissimo che è l'Altrove, cerco di trascorrere all'aria aperta i week end di bel tempo e se ce la faccio scrivo o leggo quando piove. Quindi perdonatemi, starò anche spesso su Facebook, e allora?
Giusto di recente, con l'ultimo post che ho pubblicato qui sul blog, è capitato che si creasse un piccolo tam tam tra persone che si leggono e non si vedono mai o che addirittura non si sono mai viste. Un'opportunità di scambio semplice, emotiva, rispettosa dei dolori e dei sentimenti di tutti. Avevo scritto in questo post che mi ero innamorata di un'iniziativa (trovata, guarda caso, grazie a Facebook) e che avevo provato a farla mia. Sia tra i commenti sia direttamente sul social network su cui avevo pubblicato il mio scritto alcune persone hanno portato il loro contributo, lasciando un'impressione, scrivendo una riflessione o buttando giù a loro volta un post nel proprio blog personale. Fabiana (ennesimo esempio di come Facebook possa essere una sorpresa e portare con sé piccole amicizie) lo ha fatto ed è con lei che vi lascio.

P.S. Nella prossima puntata mi giustificherò per l'assenza, dovuta a una grande (anzi due) soddisfazione lavorativa, a una commisurata stanchezza, ad un laboratorio divertente, a qualche pensiero pesante e alla Primavera che mi chiama al sole ogni volta che posso!
Ah, ho pure iniziato il nuovo corso di fotografia...si vede???