martedì 19 agosto 2014

In fuga

L'ho finito.
E non so assolutamente come scrivere una recensione decente di questo capolavoro.
Occorre premettere che non amo i racconti, proprio no. Ho bisogno di essere coinvolta, di innamorarmi dei personaggi, di attendere con ansia i colpi di scena, le liti, gli abbandoni, le soluzioni, le svolte.
Con un racconto, che sai finirà, che per quanto complesso e articolato sia non ti accompagnerà fino all'ultima pagina, che magari è noioso e ti fa perdere la voglia di leggere quelli che lo seguiranno, è difficile affezionarsi.
Ecco. Scordatevi tutto quello che ho appena scritto quando prenderete in mano il libro della Munro.
Ha vinto il Nobel, è vero, ma non potrebbe proprio essere altrimenti. Dov'è che avevo letto qualcosa sul suo conto che mi aveva fatto affiorare la curiosità di andarla a cercare? Ah ecco sì, in un botto di pensieri di Paolo Cognetti (I love you), in qualche scaffale degli amici di Giulia e poi forse in libreria, scontrando una copertina che mi piaceva, facendomi rapire da un cartello seminascosto.
Comunque, ho comprato In fuga, che è del 2004 ed è edito da Einaudi.
Ci sono tre racconti con la protagonista in comune mentre gli altri sono tutti solitari, isole galleggianti in un mare immobile.
L'inesorabilità della scrittura di questa autrice mi ha stregata. Non succede nulla e nello stesso tempo succede di tutto. Sliding doors come se non ci fosse un domani, promontori solitari e noiosi dove all'improvviso si bruciano persone su una pira in spiaggia, abiti verdi le cui sfumature di colore fanno differenze enormi, segreti inconfessabili e a volte inconfessati, vite che si sgretolano in un attimo o che continuano a procedere lente, inesorabili appunto, come se nulla fosse.
Di solito scrivo brani tratti direttamente dal libro che ho letto ma stavolta non lo farò. Non ne vale la pena, probabilmente i pezzi che sceglierei perderebbero significato e sarebbero avvilenti per lo stile, la prosa secca e femminile, il lessico ricercato e appagante scelti da Alice Munro. Perché davvero nelle sue pagine si leggono frasi di un tempo, con costruzioni perfette, parole perfette, utilizzo dei tempi verbali perfetto.
Non c'è un'esclamazione di troppo (proprio come piace a me), nulla è dato per scontato, niente è scritto male o con scarsa attenzione per la bellezza.
Insomma leggetelo e quando sarete alla fine del racconto intitolato Passione immaginate di essere al tramonto, in spiaggia e che dallo stereo del piccolo bar a picco sugli scogli parta questa canzone, esattamente come è successo a me.

P.S. Per dovere di cronaca, il mio racconto preferito è Scherzi del destino.

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