lunedì 27 ottobre 2014

Io scrivo

Il Festival è iniziato, le vie brulicano dei soliti asterischi appesi al collo, le conferenze, gli eventi, gli spettacoli si rincorrono per tutto il giorno, la sera si organizzano aperitivi, cene, bevute al Conte. Io, nel frattempo, scrivo.
Ho turni perfetti quest'anno, che si incastrano benissimo con gli orari di ufficio, con gli impegni extra lavorativi, con il pilates, con la serata volontaria all'Altrove, persino con le pulizie d'inverno.
Il laboratorio fila che è una meraviglia, sto al caldo, stampo quattro o cinque foglie colorate all'ora, parlo, riparlo e straparlo con bambini di sette anni quanto con ragazzi di diciotto, mi diverto come sempre, o forse persino più di sempre.
Non credo però che dipenda dal Festival, ma penso piuttosto che il mood semi zen che sto tentando di seguire da Gennaio stia continuando a dare i suoi frutti. E così organizzo serate a degustare Champagne con mamma e i vicini, vado a vedere Nespoli e il suo mondo spaziale, mi intrufolo nella Notte dei libri viventi e domani sera mi godo il mio amico Edu che canta felice in mezzo al suo pubblico in delirio.
Mentre oggi scoprivo, con una meraviglia rara, quanto l'istruzione italiana e le sue regole siano al limite della decenza (non che non lo sapessi eh, ma non credevo fossimo a questi punti, davvero no), pensavo che ok, siamo folli, sono folli, ma io me ne chiamo fuori. "Pugno!" Come si diceva da piccoli. Voi prendete per il culo il mondo, io scendo e vado a scrivere. Prima però mi compro il libro più bello che esista al bookshop del Festival e vado a sfogliarmelo seduta sui gradini della piazza. Poi, al prossimo giro di follia, mi piglierò pure questo, perché un'autrice così merita di essere seguita per sempre.
Quindi reduce da tonsillite e febbriciattola, ancora portatrice più o meno sana di gola in fiamme e mal di testa, me ne sto accoccolata sotto alle coperte e scrivo, con la tisana balsamica che mi fuma accanto e niente musica, per una volta. Prima di mettermi al lavoro qui davanti al pc, però, ho preparato Marianna al grande passo: Marianna è la talea che vedete in foto, un pezzo di pianta pelosa che mi ha regalato Anna, la mia collega. Penso sia della famiglia delle miserie, quelle striscianti tendenti al viola che si vedono spesso in giardini pubblici, poco soleggiati, a volte anche un tantino vittime dell'incuria. Marianna, invece, è super coccolata, lo dimostra il fatto che le ho pure dato un nome. Domattina entrerà in vaso, un contenitore piccolo in verità, provvisorio sicuramente, e andrà a sostituire una delle due succulente appese che ci ha lasciati in questi giorni. In completo silenzio è marcita, probabilmente mentre ero via, sicuramente per la troppa acqua, lasciando la gemella sola e un vaso tristemente vuoto. E' arrivato quindi il momento per dare spazio (e terra) a Marianna e vedere come se la caverà lassù.
Io sono fiduciosa, si fa sempre in tempo a cambiare, trovare un'altra posizione, cercare un luogo migliore e una modalità più rilassante. Parola mia.

2 commenti:

  1. Che bello spazio! mi dà un senso di ordine e di tranquillità.. è molto bello qui, se hai voglia passa da me ^^
    A presto... Dream Teller ^^

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  2. Grazie mille!
    Certo, passerò di sicuro...
    A presto

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