venerdì 21 novembre 2014

Mormorii dei muri

Quando sulla mia strada incontro qualcosa di bello il primo istinto è sempre stato cercare di condividerlo con qualcuno che amo.
Ormai facebook, instagram, whatsapp e tutte le stramoderne diavolerie disponibili rendono semplicissima la diffusione di un piacere, agli amici cari, ai quasi amici, ai semi sconosciuti.
Ultimamente le cose stanno cambiando e io, davanti alla bellezza, non sento più la necessità di spartirla per sentirla davvero.
Stasera, per esempio, è andata così.
E' andata che ora sono sotto al piumone ricoperto di tavole botaniche, accanto a me fuma una tazza di camomilla e l'abat jour è accesa. Quello che voglio è salvare il più possibile la bellezza che mi si è infilata nel cuore, un cuore minuscolo e parecchio a pezzi. I miei amici sono a bere dopo il teatro e io scrivo qui e ragiono sul fatto che in fondo, anche adesso (forse più che mai) sto condividendo un'esperienza, nonostante abbia appena smesso di dichiarare che ultimamente questa cosa stia capitando sempre meno.
Ad ogni modo, poco più di mezz'ora fa ero seduta alla Tosse, a vedere Murmures des Mur, uno spettacolo di Aurélia Thierrée, nipote (bravissima) di Chaplin (sì, quel Chaplin che di nome faceva Charlie).
Come definirei lo spettacolo...non so. Nessie Parlava di teatro-danza, e forse aveva ragione.
Io, come penso sia capitato alla maggior parte degli spettatori in sala, mi ci sono ritrovata continuamente.
Gli stivali da pioggia, gli alberi sullo sfondo, le case dei vicoli piene di finestre e porte semi aperte, le cose piccole e preziose, i balli sulla punta dei piedi (in tazzina), i mari agitati, le angosce, ma, soprattutto, il sogno.
Perché la sensazione che mi ha accompagnata quasi da subito, quando ho iniziato sommessamente spudoratamente a piagnucolare, è la stessa che mi viene a trovare di notte, quando mi abbandono ai sogni più profondi.
Strane creature, volti senza volto, abiti chiari, velluto, scale, scatole e fruscii, dejavu, abbracci strappati, non dati, infiniti e, soprattutto, mormorii dei muri.
Parlare di uno spettacolo teatrale penso sia impossibile, come si fa a rendere le sensazioni della sala? I brusii, le risate, i colpi di tosse, i mezzi applausi e quelli scroscianti, l'odore del fumo finto, il rumore dei piedi nudi sul legno del palco...come si fa? L'unico modo per capire è vederlo.
La plastica con le bolle, le luci in bottiglia, le piume di struzzo, il raso bordeaux, le teiere d'argento, i tacchi rossi, la seta color crema, le calze nere, le scarpe da tip tap, i camici bianchi, i letti con le ruote, quelli con le sbarre, quelli con il baldacchino. Gufi, granchi, draghi, sirene, enormi creature.
Io, lo andrei a rivedere adesso.
Murmures des Mur

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