domenica 14 dicembre 2014

Sfere

Palle.
Di Natale e non solo.
Reduce da un week end lavorativo, un corso di robotica che mi ha divertita e stancata contemporaneamente, scrivo a letto con la solita tisana che mi fuma accanto. Zuppa per cena e film romantico pronto in canna (anche se, vista l'ora, visto il sonno e visto l'appuntamento in Soprintendenza di domani, mi sa che crollerò).
Tra poco più di una settimana cominciano le vacanze e come se andassi ancora a scuola ho i compiti da fare: relazione di fine assegno più organizzazione per lo meno mentale di laboratori e lezioni per SDR. Altro compito: riposare. Non che sia particolarmente stanca, i giorni duri sono stati gli ultimi e saranno i prossimi, ma non si può proprio dire che i miei ritmi non siano sostenibili, anzi. Visto che da gennaio le cose cambieranno, probabilmente anche parecchio, penso sia comunque meglio arrivarci rilassati o per lo meno provarci.
Nella foto una delle palline vintage del mio sobrio alberello natalizio, come al solito oberato a dir poco da ogni gingillo possibile: latta, vetro, panno, legno, terracotta...tutti gli addobbi appesi hanno un loro materiale e una loro storia, qualcuno viene da lontano, direttamente dalla mia infanzia o addirittura dall'infanzia dei miei, qualcun altro è un acquisto più recente, arrivato nella scatola rossa l'anno che mi sono trasferita in centro. In questa settimana non sono state le sfere di Natale le vere protagoniste dei miei giorni e dei miei pensieri, ma piuttosto quelle di cui ho parlato giovedì nella stanza bianca. Immaginando tre palle sovrapposte l'una sull'altra, chiamiamo la prima (quella più in alto) Genitore, la seconda (quella al centro) Adulto e la terza (quella in basso) Bambino. Nella vita di ogni giorno l'ideale sarebbe che queste tre realtà, questi tre piccoli/grandi insiemi esistenziali coesistessero separati tra loro ma uniti dentro di noi, dentro le nostre scelte, dentro le strade che decidiamo di percorrere. Probabilmente, però, non è così semplice e può capitare che le tre palle si sovrappongano un poco, lasciando giudicare al Genitore le azioni dell'Adulto, già così spesso condizionato dalle emozioni del Bambino. Ma come ci si sente quando qualcuno ci rimprovera di un comportamento che abbiamo sentito inevitabile? E come può affermarsi un Adulto se si muove così di frequente tra gli sguardi di disappunto di un Genitore e i bisogni essenziali di un Bambino?
Io, pochi giorni fa, ho scoperto (e sentito) di aver finalmente praticato una sana divisione tra le tre sfere, liberando l'Adulto da pregiudizi e impulsi, permettendogli di camminare con uno sguardo alle regole e uno all'istinto ma senza costringerlo ad assecondare per forza nessuno dei due aspetti. Questa piccola/grande cosa che è successa mi ha reso felice, è stato come trovare un pezzo di puzzle che sembrava sparito e che non mi permetteva di continuare a costruire(mi).
Alè!

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