sabato 5 settembre 2015

Fuochi d'artificio

Ieri sono stata adottata per mezz'ora, ma di questo parliamo dopo.

Prima viene l'oggi: è il turno della luce meravigliosa che ha riempito questo sabato, tocca al temporale che ha ricoperto la città e spazzato via un po' di calore, è il momento della lasagna al pesto e della passeggiata in solitaria, prima di cena, per scoprire posti sconosciuti a un passo da casa.
Mentre fuori pioveva ho pensato a una cosa, ho pensato a quanto i tuoni degli acquazzoni di fine estate mi ricordino gli ultimi tre fuochi d'artificio, quelli che di solito concludono gli spettacoli pirotecnici, quelli che avvisano il pubblico e il pubblico comincia a disperdersi.
La pioggia di oggi ha spinto l'estate un po' più in là, ha regalato vantaggio all'autunno e il risultato è stata una bellissima serata lenta, con un sole fresco che ha abbracciato tutta la città prima di calare, con le belle di notte fuxia tutte aperte verso il cielo, con tante persone per strada, tanta gente che chiacchierava seduta sui muretti, tanti bambini che continuavano a giocare a nascondino tra i vicoli stretti.

Così è andato oggi, chissà come andrà domani.

Ieri, invece, ho passato il pomeriggio con Cindy.
Che pare di conoscerci da molto tempo ormai si sa, perciò le ore spese a parlare, raccontare, fare shopping, pranzare in un posto bellissimo , scattare foto stupide per lanciare progetti Instagram alquanto bizzarri, sono volate in un lampo. Con la promessa di riabbracciarci dopo il suo viaggio ci siamo salutate, io ho fatto due passi per testare l'autonomia del mio piede ribelle e ho deciso che no, che senza cambiare le scarpe non avrei potuto prendere un bus e spostarmi qualche chilometro più in là.

Allora, ho cambiato le scarpe.

Con i Pescura corallo che ho comprato non mi ferma più nessuno, pesano un quintale, fanno molto "ragazza nata in campagna e cresciuta al mare", ma del resto sono zoccoli di legno (faggio) e io sono una ragazza di campagna cresciuta al mare, quindi inutile farsi altre domande.
Poco prima di cena, al momento di rientrare a casa, mi sono accorta di non avere il biglietto del treno.
Da quel momento in poi...l'assurdo.
No problem, ho pensato, lo compro in stazione.
Biglietteria chiusa.
Ok, non fa niente, lo faccio dal distributore.
Nessuno dei due stampa biglietti urbani.
Va bene, dai, vado dal tabacchino.
Chiuso per ferie.
Fa niente, insomma, prendo l'autobus mandando l'sms all'AMT.
Il cellulare è spento, scarico.
Umpf, vado in stazione e chiedo pietà al controllore. Anzi no, vado in stazione e chiedo di poter fare il biglietto non maggiorato, dopo tutto io la buona volontà ce l'ho messa e questo sistema "è una vergogna!" (cit.).
Alla fine sono andata in stazione e mi sono fatta adottare da due signori con un carnet di biglietti: me ne hanno venduto uno e mi hanno ospitata accanto a loro fino a destinazione, sorridendo, senza fare domande e continuando a chiacchierare in italiano e in inglese, con tranquillità, eleganza e una gentilezza davvero fuori dal comune.
Una volta scesa dal treno, penso, vado a prendere la metro comprando il biglietto dalla macchinetta.
La fermata della metro interna alla stazione ferroviaria non ha la macchinetta.
Ok, prendo l'autobus, figurati se a Brignole non si trova un modo per acquistare un biglietto AMT.
Alla sera no, non si trova.
D'accordo, aspetto il 17 e poi chiedo all'autista.
Arriva il 17.
Salgo.
"Ehm, salve, senta, non ho il biglietto. Ho provato a farlo con il telefono ma è scarico. In stazione non c'è nulla per comprarlo, né tabaccherie, né distributori, né edicole. Ho qui con me i soldi contanti, cosa faccio?"
"Stai qui."

Tre fermate dopo saltellavo verso casa con i miei zoccoli, pensando che questa è la città che non vorrei, ma anche che questa è la gente che vorrei.

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