giovedì 24 novembre 2016

Sono gotica, ma non lo sapevo.

Sto preparando un esame, da qualche parte forse lo avevo già scritto, ma non è questo il punto. Il punto è che più sfoglio e leggo più scopro cose (che non sapevo) di me. L'argomento, il restauro dell'architettura, non mi è del tutto nuovo, il resto invece sì. Sto imparando a studiare senza avere il tempo per farlo, dovendomi dedicare a mille altre cose prima: in questo modo aprire i libri diventa un piacere, quasi un momento di riposo. Se le voci della bibliografia non fossero così tante sarebbe meglio, ma non mi lamento perché, dopotutto, senza questa opportunità forse non avrei mai saputo di essere gotica.


Disclaimer: con "essere gotica" non intendo un'amante dello stile darkettone, capello nero/blu, borchie, panta in pelle e reti sparse. Sia chiaro, moda rispettabilissima che sta bene a molte, ma non a me. Chi mi conosce sa che faccio più parte della grande famiglia degli elfi (colori della terra, capello rossiccio, occhio verde nocciola e passione per prati, boschi, fiumi e affini); quando scrivo che sono gotica intendo dire che mi appartengono molte delle caratteristiche che Ruskin, l'autore del libro che sto studiando, attribuisce ai costruttori di questo periodo stilistico. Non lo dubitavo minimamente ma, dopo averle lette, anche alla luce delle mie indiscutibili passioni (foglie, forme naturali, decorazioni), non posso che arrendermi all'evidenza e ritrovarmici completamente.

Ecco quello che ho sottolineato e riscritto stamattina:

"tali caratteri (dello Stile Gotico ndr) si riferiscono alla costruzione; riferiti al costruttore potrebbero chiamarsi così: 1) Selvatichezza o Rozzezza; 2) Amore per la varietà; 3) Amore per la natura; 4) Immaginazione agitata; 5) Ostinazione; 6) Generosità"

Immaginazione agitata: non è meraviglioso?

Solo poche ore fa ero qui, in uno dei miei posti del cuore, per seguire un corso di monotipia intitolato Herbarium Fantastico. Il primo soggetto che ho impresso è la foglia di felce che vedete in foto. Quella lassù, sulla destra, la raccolsi invece un paio d'anni fa durante una gita nei boschi della riviera e la pressai dentro Tessa La Pressa per qualche mese. Il risultato è perfetto, è così bella che alla fine non sono mai riuscita a lasciarla andare e a infilarla in qualche busta d'auguri. Il disegno da stampare, invece, l'ho scelto tra le tante possibilità che Alex ci ha offerto e, mi pare evidente, ho seguito il mio gusto senza dubbi, cercando il complesso, l'arzigogolato, il minuto, il selvaggio.
Quindi, mi viene subito in mente l'ultimo Leggermente che ho scritto (a proposito, questo mese cause di forza maggiore mi stanno impedendo di tenere fede ai miei impegni e probabilmente l'edizione di Novembre purtroppo salterà), dedicando tutto il post al concetto di wild, di natura incontaminata, di luogo sacro in cui (ri)trovarsi e (ri)sentirsi a casa.

Ecco che nel giro di un mese mi sono identificata in due libri molto distanti fra loro, sia cronologicamente sia a livello di contenuti e di pubblico a cui sono rivolti. Ma quando l'argomento, in entrambi i casi, nasconde l'essenza più intima di una persona il gioco si fa subito più facile.
Sempre.
Non è vero?

P.S. Nella foto, sulla sinistra, l'ultima tavola contenuta nel libro "La natura del Gotico" di John Ruskin.

2 commenti:

  1. Bellissima la monotipia!
    E' bello scoprire cose di noi attraverso strade non consuete.
    Forse sono un po' gotica anch'io, ma non completamente ;-)
    Ti abbraccio
    Francesca

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  2. Sì, le sorprese sono sempre le migliori!
    Un abbraccio (gotico) a te :-)

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