lunedì 20 febbraio 2017

Il Gigante e la Farfalla


Ieri, finalmente, gita.

Dopo una serie di weekend almeno parzialmente lavorativi questa volta sono (quasi) riuscita a lasciare a casa il dovere. Scrivo quasi perché, in realtà, per la prima parte della mattinata ho permesso che il cervello ragionasse su tre laboratori, elencando mentalmente i materiali da comprare, scegliendo i titoli, valutando età di riferimento e tempistiche.
Poi, per fortuna, ho incontrato lei e in un attimo tutto mi è parso lontano, rimandabile, fuori luogo. Magari sbagliando abbiamo pensato, vista l'evidente instabilità delle zampe e le ali stropicciate, che la farfalla avesse fatto capolino dalla sua crisalide poco tempo prima.

Nel caso fosse stato davvero così: che bel segnale!

Per ora, io, più che sentirmi somigliante a un lepidottero fresco di nascita, mi immedesimo meglio nella statua del Gigante di Monterosso, ovvero sento un gran peso sulla schiena (non solo a livello figurato, visto il male che ho) e tanta stanchezza nelle gambe. Avevo deciso che sarebbe stata la foto che ho scattato al Gigante prima di imboccare il sentiero ad accompagnare questo post, ma quando sono arrivata nel piccolo spiazzo che vedete nell'immagine quassù ho cambiato idea. Di solito in gita comincio a scrivere sul blog con il pensiero, appena inizio a camminare e a guardarmi intorno. Lo faccio senza quasi rendermene conto, perciò, quando ritornando da Punta Mesco alla volta di Levanto ho visto tutti questi ometti di pietra in equilibrio precario eppure magicamente fermi nel sole ho pensato che loro fossero la risposta. A cosa? A tutte le domande che mi sto ponendo.

Un sasso sopra l'altro, quello sotto importante quanto quello sopra perché nulla crolli.
Ciò che è stato prima e ciò che verrà poi.
Il passato e il futuro.

Nel frattempo somatizzo come non mi capitava da un (bel) po', cerco di incastrare l'incastrabile e ci riesco a spese di sonno, schiena e/o digestione. Non è una sorpresa, che la partita IVA sarebbe stata per certi versi liberatoria e per certi tanti altri una trappola insostenibile lo sapevo perfettamente e per questa ragione la temevo, tenendola il più a lungo possibile lontana dalla mia vita.

Ormai però siamo in ballo e io ho senso del ritmo da vendere, sono timida, non mi sciolgo subito, ma appena trovo il mio posto nel mondo mi ci accoccolo come un gatto nella scatola del trasloco (rilassata, sempre con un orecchio in allerta). Non mi resta che continuare a guardarmi attorno come quando vado in gita, aspettare che il resto del mondo si distragga e infilarmi sotto una montagna di pluriball, al riparo da attenzioni eccessive e richieste impossibili da soddisfare. Se poi riuscissi anche a evitare un po' di aggressività diffusa sarebbe bellissimo.

2 commenti:

  1. Ti immagino in queste tue escursioni. Sono giornate piacevoli, in ambienti naturali incantati o dalla bellezza struggente, ma anche un viaggio dentro di te, fino all'anima profonda. E in questo siamo molto simili.
    Un abbraccio a te e alle tue paure
    Francesca

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