lunedì 10 aprile 2017

Sì, me lo ricordo, grazie.

Il titolo che ho scelto, in realtà, me lo avete suggerito voi. Come? Trovando il mio blog con questa chiave di ricerca: "Ricordati di essere felice".

Probabilmente il post che vi sarà uscito fuori sarà questo. L'ho scritto ormai cinque anni fa (!), quando ancora mettevo una frase dopo l'altra, senza stacchi, grassetti, corsivi, come un flusso di pensieri alla Joyce, incurante di quanto potesse essere difficile leggere una roba così.

Ora il mio stile è un poco più snello, ma i ricordi belli, quelli che mi fanno le coccole, sono sempre gli stessi. Ed è buffo, perché proprio ieri, mentre riflettevo sul post che avrei scritto oggi, pensavo anche al passato e a quei piccoli grandi momenti che sorreggono il presente, basta correre lì un attimo, il tempo di risentire l'odore dell'erba o la morbidezza di una stoffa.

Dopo qualche settimana di assenza, per colpa del lavoro, della pioggia, della vita che non sempre gira bene, sono tornata a camminare su un sentiero, ricordandomi, quindi, di essere felice.
La gita che abbiamo fatto, tutta nuova dall'inizio alla fine, è cominciata con il Trenino di Casella e si è conclusa con il bus numero 13. Abbiamo viaggiato fino a Pino e da lì, a piedi, abbiamo raggiunto il Monte Alpe. Pochi fiori rispetto a quanti me ne aspettassi, decisamente più sole del previsto: il risultato è facilmente intuibile guardandomi in faccia, come sia la situazione spalle/braccia ve lo lascio solo immaginare. L'ultima salita verso la cima l'abbiamo forse presa un po' troppo diretta, ma ne è valsa la pena e il prato verdissimo su cui abbiamo mangiato e sonnecchiato ci ha ripagati della fatica. Ci sarebbe pure un aneddoto abbastanza assurdo su uno scarabeo stercorario, ma me lo tengo in serbo per il prossimo Leggermente, a tempo debito capirete il perché.

Il ritorno, via bosco, è stato ugualmente bello anche se un po' inquietante: una villetta custodita da cinque o sei levrieri, enormi e puntuti (e arrabbiati), una casa apparentemente abbandonata ma in realtà piena di antenne, parabole, pannelli solari e doppi vetri alle finestre, una riva fitta di vegetazione in cui tra gli alberi vicini erano incastrate decine di auto arrugginite, evidentemente lanciate nel vuoto per far perdere le loro tracce, i fiori velenosi dei maggiociondoli, un muro di pietra ricoperto di muschio verdissimo, i muscari viola sparsi qua e là, ma, soprattutto, nessun'anima viva ad esclusione di un gruppetto di ragazzi in stile Goonies (o Stranger Things, scegliete voi) intenti a risalire il sentiero con le bici.

Arrivati in un centro abitato abbiamo aspettato il primo bus e con il secondo siamo rientrati a casa, alla ricerca di un gelato per la merenda e per nulla stanchi nonostante la dozzina abbondante di chilometri percorsi.

Questa mattina, quando mi sono svegliata, ho riguardato la foto che ho messo quassù e l'ho sentita forte e chiara, la felicità.




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