venerdì 26 maggio 2017

Di questi tempi

Di questi tempi sono successe un po' di cose, ne stanno per succedere altre e tutte quante, quelle passate e quelle future, riempiono le mie giornate così tanto da non trovare quasi più il tempo per nient'altro.

1. Di questi tempi ho fatto una lunga gita: sono passate diverse settimane, in realtà, ma ho deciso di includere nell'elenco il week end trascorso in Agririfugio perché si trattava di un addio al nubilato strettamente legato al prossimo punto. Ci sono stati i brindisi all'inizio del sentiero, la limonata davanti al Mediterraneo, la cena stra meritata, la passeggiata in notturna fino al mare (al ritmo di Maledetta Primavera), i baffi fluorescenti, la doccia fredda, la sveglia presto (come sempre... riuscirò mai a dormire fino a tardi almeno quando posso?), il cinghialone, la mattina in spiaggia, il battello, la pipì addosso (e su questo soprassiederei), il rientro a casa con tappa vino rosso a metà salita.

2. Di questi tempi sto per partire: andrò in vacanza qualche giorno cogliendo l'occasione di un matrimonio in terra sarda (si veda l'addio al nubilato al punto uno) e davvero non sto più nella pelle. Non vado via più di due o tre giorni da quasi dieci anni e non mi sembra ancora possibile. E poi, in Sardegna, non ci sono neppure mai stata! Ho già fatto amicizia con la signora che gestisce il B&B, ho comprato tanti di quei rimedi contro il mal di mare che potrei raggiungere New York su un gozzo in inverno, ho fatto scorta di creme solari, ho tirato fuori il cappello di paglia e ho scelto i libri da leggere. Ora devo solo farmi passare l'agitazione.

3. Di questi tempi ho cominciato a chiudere i percorsi scolastici che ho seguito negli ultimi mesi: sono stati faticosi, ma mi hanno regalato moltissime soddisfazioni! C'è stata la scuola privata dove ho lavorato la mattina, ci sono stati i sette corsi pomeridiani per bambini con età ed esigenze diverse, ci sono stati i week end di laboratori durante manifestazioni piene di gente e le serate a recuperare materiali, sistemare foto, aggiornare il blog del lavoro.

4. Di questi tempi sto gettando le basi per il prossimo anno: telefonate inaspettate che fanno emozionare, progetti di divulgazione scientifica inviati alle scuole, riunioni per nuovi percorsi con nuovi istituti, attività preparate ora che inizieranno dopo... un obiettivo fissato all'inizio dell'avventura partita IVA che sono davvero felice di aver raggiunto.

5. Di questi tempi abbiamo operato Agata, la mia gattina bianca: come tutti i felini con il pelo chiaro sono anni che viene controllata per il rischio di sviluppare un tumore sulle zone più esposte. Nel suo caso si tratta delle orecchie perché fortunatamente il naso è un cuoricino nero fuori pericolo. Dopo mesi e mesi di creme solari una piccola lesione è alla fine spuntata e così, di spuntato, ora Agata ha anche l'orecchio sinistro. Siamo state in pena, ma è grintosa e a parte un rifiuto iniziale del collare Elisabetta (per cui bere e mangiare erano due attività fuori discussione) sembra essere andato tutto per il meglio.

6. Di questi tempi ho ben chiaro in mente cosa voglio fare nei mesi estivi: oltre a portare avanti le attività già programmate, mi concentrerò sullo sviluppo di nuovi laboratori. Ho già cominciato a riempire un quaderno di idee, non mi resta che avere tempo e andare alla ricerca dei materiali più adatti per fare le prove. Nei momenti liberi: piscina. Nei week end: mare. E tutte le volte che potrò: gite, libri, concerti. Ad Agosto, forse, di nuovo ferie (incredibile).

7. Di questi tempi ho mollato la palestra dove seguivo il mio corso di pilates due o tre volte a settimana. Sono molto dispiaciuta ma davvero non sono riuscita a far conciliare lavoro e sport: tornavo spesso da scuola dopo le sei e correre a sdraiarmi sul tappetino alle 18.30 mi è sembrato troppe volte una tortura cinese. Per non parlare di tutte le occasioni in cui alle 18.30 ero ancora sull'autobus o in riunione.

8. Di questi tempi ho sistemato i miei balconcini. Lobelia, Nuova Guinea, lavanda, mille semini che sono già spuntati... non potendo ritagliare del tempo solo per me sono almeno riuscita a dedicarmi a qualcosa che amo tantissimo: le piante.

9. Di questi tempi forse riusciamo a recuperare tutto ciò che abbiamo posticipato ultimamente: la cena al ristorante indiano, le mostre a Palazzo Ducale, la gita al paesino abbandonato o quella nel Ponente dove non andiamo mai e che a me manca moltissimo.

10. Di questi tempi mi sono colorata i capelli, ho comprato due soprabiti, ho accompagnato mamma a fare shopping, mi sono alzata un sacco di volte all'alba per fare il prelievo del sangue (perché l'ultima zecca pare abbia tentato di lasciarmi un ricordino), ho venduto i vestiti che non indosso più al mercatino di quartiere, ho sistemato i piedi dal podologo e ho ricominciato subito a camminare sempre scalza vanificando tutto, ho fatto il cambio degli armadi, ho pianto tanto da stapparmi un condotto lacrimale otturato, ho acquistato una trapunta per il letto bellissima e ho amato ogni singolo giorno che ho vissuto. Anche quello più brutto.


domenica 14 maggio 2017

Mamma

Non sono brava a scrivere per delle occasioni speciali, non sono nemmeno brava a leggerle le cose scritte per le occasioni speciali.

Vivo accanto a tante persone, una in particolare, che la mamma non l'hanno più. Io, del resto, non ho più mio padre da molti anni ormai e ad ogni festa del papà, per quanto sia cinica e nonostante questa ricorrenza non l'abbia festeggiata mai, nemmeno da bambina, sussulto sempre un po' davanti a baffi finti, cravatte impacchettate e vignette sui padri gelosi delle figlie.
Oggi, tutte le volte che apro Facebook trovo post di auguri, post nostalgici che pensano a chi non c'è più, post di neo mamme che festeggiano, post che incoraggiano le donne che madri non riescono ad esserlo, post che si scusano per i comportamenti irrispettosi dell'adolescenza, post che si incazzano contro tutti i post che ho appena elencato.

Io, in questa domenica di recupero dopo settimane di lavoro ed evitabili (evidentemente non per me) preoccupazioni, ho deciso di provare a scrivere qualcosa su di lei, mia mamma. Perché proprio ora? Perché non cinque anni fa? Non lo so, ma credo, in fondo, di riuscire a intuirlo.
La fine del duemilasedici e l'inizio del duemiladiciassette non sono stati lievi per la signora che vedete nella foto quassù (datata 1984, se non sbaglio): tanto dolore fisico, tanta pazienza, tanta rassegnazione. Io, come figlia, ho provato a fare molto e ho potuto fare poco. Nessuna delle due era pronta ad affrontare questa situazione, perché da sempre ci siamo occupate, insieme, degli altri componenti della famiglia e quando le cose non giravano giuste per me lei era lì pronta a darmi una mano... il contrario non è quasi mai capitato.

Quando ero bambina avevamo un buon rapporto, trascorrevamo un sacco di tempo nei posti che entrambe amavamo frequentare (la montagna, le mostre, i cinema...) e tutto quello che so credo di averlo imparato da lei, che mi ha sempre insegnato molte cose e permesso di andare a conoscere da sola quello che non poteva o sapeva insegnarmi. Non ho mai avuto limiti dal punto di vista culturale: concerti, musei, corsi, libri, film... dove non andavo con lei andavo grazie a lei, che mi prestava i soldi, che intercedeva con mio padre, che chiudeva un occhio (a volte pure due), che mi incoraggiava davanti ai mille dubbi di ragazzina fifona.

Durante l'adolescenza le cose sono inevitabilmente cambiate: io ho iniziato a frequentare persone per lei incomprensibili e a fare scelte così assurde che la donna che mi aveva vista curiosa e piena di vita fino a pochi mesi prima proprio non poteva comprendere. Beh, anche in questo caso non mi ha ostacolata: ha lasciato che rovinassi i miei anni migliori senza allontanarsi da me e senza impedire che sbattessi la faccia sugli errori. Non è mai stata mia amica (ricordo perfettamente il momento in cui le chiesi di esserlo e lei rifiutò categorica) e per questo la ringrazierò in eterno, perché soprattutto ora che lavoro con i bambini ogni giorno (e lei da brava insegnante ben lo sapeva) non faccio che incontrare situazioni difficili alimentate proprio dalle amicizie genitori-figli. Credo sia la persona a cui racconto più cose di me (nonostante per molto tempo da questo punto di vista l'abbia protetta) e, malgrado mi confidi con lei ogni volta che posso, non la reputo affatto un'amica: è "semplicemente" mia madre.

Temo ancora di deluderla, vorrei tanto vederla serena da sola o in compagnia, spero ogni giorno di ritrovarla ulteriormente migliorata nella sua riabilitazione e mi auguro con tutto il cuore che non si debba mai sentire abbandonata da me, come credo che invece si senta spesso. Abitiamo relativamente vicine, ma i miei tempi sono cambiati: lavoro nel weekend, faccio mille cose e non riesco più a trascorrere intere giornate a casa sua. Mi dispiaccio, mi sento una persona orribile, ma poi penso a quanto negli ultimi dieci anni il nostro rapporto si sia rafforzato e mi tranquillizzo subito. Dodici estati fa mio padre moriva e noi ci legavamo indissolubilmente in una lotta silenziosa contro tutto ciò che ci sembrava ingiusto, contrario o lontano dagli insegnamenti che lui ci aveva lasciato. Combattiamo ogni giorno contro l'incoerenza, la prepotenza e l'arrivismo non accorgendoci quasi mai che lo facciamo per lui, per rimanere in contatto con l'integrità in cui abbiamo vissuto finché papà ha abitato insieme a noi. Era un uomo complicatissimo, senza dubbio, ma era puro, proprio come sappiamo essere noi davanti alle piccole grandi scelte.

Per questo oggi volevo scrivere di lei, perché è vero, assomiglio sempre di più a mio padre, ma spero comunque di conservare quello sguardo curioso sul mondo che mi ha insegnato mamma, indicandomi ogni volta dove guardare.





martedì 9 maggio 2017

Cotonfioc Festival: cosa ho comprato?

La Primavera stenta ad arrivare e con essa anche i week end interamente dedicati alle gite.
Poco male, però, se in città c'è il Cotonfioc Festival!


Come ho già ampiamente dimostrato quaggiù io ho una vera e propria adorazione per i mercati handmade, specie se eterogenei, specie se a esporre sono mini realtà indipendenti con un sacco di cose interessanti da dire.

Quindi, domenica scorsa, appena ci siamo resi conto di essere stanchissimi e di non aver voglia di camminare con il rischio imminente di un acquazzone, abbiamo deciso di mangiare un bel piatto di trofie integrali con il pesto, di cucinare la torta di asparagi da portare al lavoro in settimana e di uscire alla scoperta di questo festival di editoria (ma non solo!) allestito in un posto magico e pienissimo di fascino, almeno per me che non c'ero mai stata: l'ex mercato ortofrutticolo di Corso Sardegna.

Ci siamo arrivati a piedi (fermi proprio non riusciamo a stare) e abbiamo cominciato a girare tra i banchi con gli occhi a cuore (parlo per me, ovviamente, sono io quella che perde ogni forma di controllo in questi casi). Come al solito ho adottato la strategia del doppio giro: il primo di ricognizione, il secondo per riempire la mia borsa di stoffa con mille acquisti.

A onor del vero siamo partiti con degli obiettivi sicuri: a giugno andremo a due matrimoni e ci servivano un papillon e degli orecchini da indossare in quelle occasioni. Per il primo non c'erano dubbi, mentre per i secondi avevo già qualche idea ma volevo "toccare con mano"!
Avevo letto, sulla pagina Facebook dell'evento, che avrei trovato tra gli espositori anche Bouquet Transportable e non vedevo l'ora di guardare da vicino i bellissimi gioielli di Silvia, prodotti in collaborazione con Laboratorio Indie.
Ho impiegato una vita per decidere ma alla fine ce l'ho fatta e per il matrimonio numero due, quello in cui probabilmente indosserò un paio di pantaloni color ruggine, ho scelto una coppia di foglioline in bronzo e rame che sembrano fatte apposta per me e per l'occasione (vedi foto quassù).
Alle nozze in Sardegna, invece, credo che metterò un vestito di seta coloratissima e cercavo un paio di orecchini che lo fossero altrettanto e che rispettassero lo stile dell'abito (vintage, recuperato anche lui in un mercatino) e della festa, organizzata sulla spiaggia.
La soluzione che ho trovato mi è sembrata perfetta: i due bottoni di legno a righe viola e gialle sono realizzati da Skate'n'Love lavorando vecchie tavole da skateboard, non vedo l'ora sia il momento di indossarli (pure questi li vedete nella foto del post)!

Naturalmente, una volta portata a termine la missione acquisti ragionati mi sono dedicata alla mia attività preferita: comprare a caso.
In realtà non c'è mai nulla di casuale in quello che scelgo, di norma a decidere è prima il cuore poi il portafoglio e questa volta ho fatto scivolare nella mia borsa a fiori un calendario speciale di StudiOrtica, una stampa di LinEEtte in cui ci sono proprio io e una cartolina di Valeria Cardetti che voglio regalare a mia mamma.

Quindi, come direbbero le vere influencer, questo è stato una specie di post haul, io che dell'influenza ho solo i sintomi invece vi dico che questo è il post dove ho scritto cosa ho comprato al Cotonfioc Festival. Cosa ve ne frega? Non lo so, ma visto che ho sottolineato più volte la necessità di scegliere acquisti sostenibili e supportare il più possibile il fatto a mano, magari italiano, ho pensato fosse corretto e coerente mostrarvi ogni tanto come mi muovo nel magico mondo dell'handmade.
Olè!


lunedì 1 maggio 2017

Who made my clothes?

Che avrei scritto questo post lo avevo mezzo annunciato la settimana scorsa.
Ci ho riflettuto su ancora un poco e mi sono decisa: ho pensato che, nonostante la grande quantità di condivisioni più o meno autorevoli sul tema, valeva la pena di dire pure la mia e non perché abbia un punto di vista originale, tanto meno indispensabile, ma perché scrivere della Fashion Revolution serve innanzi tutto a me, per mettere in ordine le cose che ho in mente.

Quindi ecco il post sulla settimana della moda sostenibile, finita giusto ieri, mentre mangiavo prodotti a km zero in un agririfugio super green, raggiunto prendendo prima il treno e poi camminando a piedi. Cosa c'entra? C'entra eccome e ora ve lo dimostro.

Inizio con i link utili per capire un pochino di più che cosa si intenda per Fashion Revolution Week:
- Sito ufficiale del progetto (o forse dovrei scrivere del movimento, perché di questo in fondo si tratta).
- Video di Carotilla (se non sapete chi sia fatevi un giro sul suo canale, è piacevole, spesso regala buoni consigli se si ha intenzione di fare un viaggio a New York e in tante occasioni ha parlato del tema moda sostenibile).
- Video di The Bluebird Kitchen (blogger che si occupa principalmente di cibo, ma non solo: questo e altri video lo dimostrano bene. Date un'occhiata anche al suo bellissimo sito).
- Pagina di Marina Spadafora, una delle più grandi esponenti italiane (forse la più grande?) del mondo della moda etica, tanto da essere art director di Auteurs du Monde.
- Sito del documentario che mi ha aperto (ulteriormente) gli occhi su questo tema. In effetti, a onor del vero, ho visto The True Cost quando già camminavo sul sentiero della sostenibilità nel campo dell'abbigliamento: stavo cercando di informarmi meglio e questo film mi ha dato una sberla a cento chilometri all'ora (lo trovate anche su Netflix).

Ci sarebbero altri mille link utili che si occupano attivamente di moda etica, di negozi in cui comprare, di realtà piccole e medie che vale la pena sostenere. Non credo però di essere abbastanza preparata per dare consigli, appena l'anno scorso condividevo questo mio post, di strada nuova ne ho fatta tanta, ma credo di poterne e doverne fare ancora moltissima.

A proposito, quali sono le mie azioni quotidiane (o quasi) per sostenere la causa della Fashion Revolution? Concludo con una sorta di tavola dei comandamenti che non ha davvero nulla di straordinario e che leggerete quasi uguale in qualsiasi altro posto cercherete informazioni su come intraprendere la via della consapevolezza nell'ambito della moda sostenibile. Io, quello che posso dirvi dal profondo del cuore è che mi sento infinitamente meglio da quando ho iniziato questo percorso e davvero non credo tornerò indietro facilmente.

Mangio sano e faccio attenzione a quello che metto nel piatto (per salvaguardare la mia salute e quella del mondo in cui vivo), cammino nella natura ogni volta che posso, perché mai dovrei finanziare, comprando una semplice maglietta estiva, chi non presta ascolto ai diritti delle persone e dell'ambiente?
Ecco il mio decalogo:

1. Compro meno (e per meno intendo MOLTO meno)
2. Compro solo dopo aver controllato in tutti i posti a me accessibili (mail al customer care compresa) la provenienza dei capi e le informazioni sulla loro produzione. Se un brand è sostenibile state pur certi che lo scriverà ovunque potrà. Per contro può succedere che certe marche si dichiarino etiche e poi non lo siano granché: in questi casi fatevi aiutare dal prezzo. Se qualcosa costa poco, molto probabilmente ci sta rimettendo qualcuno (leggi l'operaio che produce il vestito e l'ambiente che paga costi altissimi).
3. Scelgo il più possibile prodotti Altromercato, perché sono certificati in maniera chiara e sicura, anche per quanto riguarda, per esempio, la lavorazione, le stoffe e le materie prime. Quando i capi di che trovo nelle Botteghe Solidali non incontrano il mio gusto cerco negozi di cui mi fido, dove so di poter chiedere informazioni su quello che sto acquistando, oppure mi rivolgo direttamente al magico mondo del vintage, che mi regala sempre grandissime soddisfazioni.
4. Non entro più nei mega store di fast fashion. Non è stato difficile come pensavo, anzi, nemmeno all'inizio.
5. Organizzo scambi di vestiti con le amiche e, ogni tanto, mercatini dove posso contemporaneamente vendere ciò che non indosso e trovare quello che cerco sul banchetto di qualcun altro.
6. Se un vestito che ho nell'armadio non mi piace più ma è ancora in buono stato provo a modificarlo, di solito con l'aiuto di mamma, per renderlo di nuovo di mio gusto.
7. Quando compro cerco di acquistare con la testa e non con la pancia, per due ragioni: perché molto probabilmente sto spendendo più di quanto di solito investivo in un unico capo di abbigliamento e perché quello che compro voglio che mi duri parecchio. Per questa ragione, di solito, evito lo shopping compulsivo e scelgo colori e/o fantasie facilmente abbinabili.
8. Stabilisco dei punti fermi: i jeans di Par.co, per esempio, perché so che mi stanno bene e, nell'attesa di trovare qualche altro brand di denim con prezzi così buoni, sono il mio porto sicuro.
9. Mi affido all'handmade ogni volta che posso. Ho la fortuna di avere moltissime maglie di lana filate da mia mamma, non porto camicie, la questione jeans è risolta (vedi punto 8), abitini e cappotti li scelgo rigorosamente vintage, perciò per quanto riguarda magliette e t-shirt mi butto sul fatto a mano. Anche in questo caso so dove rivolgermi.
10. Sono indulgente con me stessa. Non mi riesce facile, tutt'altro, chi mi conosce sa che ogni occasione è buona per autogiudicarmi. Però ci sono ancora capi che non riesco a comprare in maniera completamente sostenibile: abbigliamento tecnico, scarpe e intimo sopra a tutti. Per quanto riguarda il primo caso quando posso scelgo Patagonia, ma le magliette usa e getta per camminare e/o correre non posso proprio permettermele. Idem per le scarpe: cerco il fatto a mano o il prodotto etico ma non sempre lo acquisto, a volte perché è troppo costoso, a volte perché semplicemente non c'è. L'intimo è, infine, l'ultimo tasto dolente: non trovo nulla che non sia o Amish o costosissimo e, per ora, non sono disposta né a farmi suora né a rubare per comprarmi le mutande.

Ecco, questo post è chilometrico, immagino che nessuno sia riuscito ad arrivare fino a qui, in caso affermativo grazie infinite perché è un argomento a cui tengo molto e a cui mi dedico altrettanto. Prossimo obiettivo: fare acquisti in previsione, ovvero non trovarmi improvvisamente senza giaccone pesante in pieno inverno e senza soldi per comprare il piumino tre in uno di Patagonia.