martedì 6 giugno 2017

Amore e mirto


Ok, sono tornata, facciamocene una ragione.


Come avevo scritto qui nell'ultimo post, la settimana scorsa ero in procinto di partire per la Sardegna. Meta in cui non ero mai stata, viaggio via mare, motivazione principale il matrimonio di Anna e Ambro.

Ora mi rendo conto che non so da che parte cominciare a raccontare tutto quanto: sono qui che carico le foto su Facebook e ho il groppo in gola, con la mente mi sento ancora laggiù e con il corpo sto già somatizzando alla grande il rientro. Nulla che non mi aspettassi, per carità, ma non credevo che avrei scoperto così chiaramente la causa della mia gastrite, quasi che potrei annullare la visita dal medico della prossima settimana.

Dunque, penso che tutto sommato il sistema del diario potrebbe funzionare, durante il soggiorno sardo ho pubblicato tre immagini al giorno sul profilo Facebook del blog e questo mi ha aiutato a tenere il filo del viaggio, quindi credo adotterò lo stesso sistema anche qui. Mettetevi comodi che sarà lunga.


Giorno 1 - Partenza / Alghero / Bosa / Cabras

Siamo saliti a bordo del traghetto con tutto l'anticipo possibile: meglio così, abbiamo avuto tempo per renderci conto che dormire nell'area poltrone ci avrebbe garantito di fare questa fine e per cercare dunque una soluzione alternativa (leggi: accatastare materassoni dell'area bimbi contro il muro e rannicchiarci lì, nulla in confronto al genio del coreano che si è sdraiato direttamente nella vasca delle palline).
Arrivati a Porto Torres siamo subito scesi ad Alghero: mare bellissimo, fiori e ruote di biciclette rosa appesi ovunque in onore del Giro d'Italia, vicoli tenuti benissimo e gattini dappertutto... insomma, una scoperta. Da qui abbiamo raggiunto Bosa, la città arcobaleno. Lì ho desiderato un sacco avere una maglietta per ogni colore che incontravo tra le stradine in salita, poi ho desiderato un sacco un piatto di spaghetti ai frutti di mare e di gamberoni alla malvasia. Il primo desiderio non ho potuto esaudirlo (sull'insensatezza della mia valigia stendiamo un velo pietoso), il secondo desiderio, invece, me lo sogno ancora di notte da tanto era buono, Ichnusa ghiacciata compresa. Da Bosa ci siamo rimessi in marcia e, percorrendo la litoranea (una strada sul mare inondata di mirti, ginestre e euforbie arboree meravigliose) siamo arrivati a Cabras, dove abbiamo alloggiato per il resto della vacanza e dove si trovavano i nostri amici. Non paghi di aver dormito tre ore su un pouf e di aver visitato già due località abbiamo fatto una sosta mini in Bed & Breakfast e ci siamo catapultati a Is Arutas, la spiaggia di quarzo dove si sarebbe svolto da lì a qualche giorno il matrimonio. Io, un posto così non me lo scordo mai più. Bagno, mille foto ai cardi in fiore e alle passerelle di legno bianco e la sera, stremati, siamo solo riusciti a mangiare un boccone e a buttarci a letto.



Giorno 2 - San Giovanni di Sinis / Tharros / Villaggio di San Salvatore
Ci siamo svegliati presto e siamo scesi a fare la colazione di Rosalba e Luigi. Credo sia il momento, infatti, di parlarvi di questi ragazzi e del modo meraviglioso con cui gestiscono il Torremana B&B, insieme alla loro bimba e alla gattina Rubbia. La colazione, dolce e salata (frutta dell'orto compresa) è uno spettacolo, così come la veranda in cui viene servita. Se a pranzo avete intenzione di restare in giro Luigi vi farà un pacchettino con ciò che rimane del buffet e se nei vostri piani c'è stare al mare il più possibile Rosalba vi presterà i teli da spiaggia. Inutile dire che potrete chiedere informazioni e consigli, loro saranno ben felici di aiutarvi. Terminata la colazione siamo andati a San Giovanni di Sinis, dove abbiamo fatto il bagno immersi nel sole e nel vento e dove abbiamo passeggiato fino al Faro di Capo San Marco, costeggiando l'area archeologica di Tharros a picco sull'acqua; in un piccolo casotto nella distesa di mirto ho scattato la foto che ho selezionato per iniziare questo post (il motivo della mia scelta ve lo dico dopo). Dopo pranzo ci siamo spostati a Mari Ermi, dove abbiamo finalmente incontrato i nostri amici quasi sposi e un bel gruppo di altri invitati, con loro abbiamo visitato sulla via del ritorno il paesino abbandonato di San Salvatore, aperto solo in occasione di una grande festa tradizionale (e, evidentemente, dell'ultimo video dei Placebo). A cena non ci siamo risparmiati e siamo andati alla ricerca di un buon ristorante di pesce dove fare il pieno di frittura.


Giorno 3 - Complesso archeologico di Santa Cristina / Oristano
L'unico giorno di tempo incerto lo abbiamo trascorso tra le rovine del parco archeologico di Santa Cristina, alla scoperta del pozzo e degli alberi di ulivo più belli che io abbia mai visto. Poi spesa ad Oristano, un po' per recuperare prodotti tipici da riportare sulla penisola un po' per ovviare alla mia incapacità di mettere cose sensate in valigia. Il pomeriggio abbiamo vagato senza meta, scattando foto ai covoni di fieno e cercando inutilmente di adocchiare i fenicotteri dello stagno di Cabras. Serata pizza (buonissima) con mille persone in attesa del grande giorno!



Giorno 4 - Ora siamo tutti parenti

Del matrimonio non parlerò, perché credo che debba rimanere una cosa privata, posso solo dire però che ho pianto un sacco, mangiato come mai nella vita, bevuto tanto e bene, ballato e amato tutto quello che mi sono trovata davanti, zanzare comprese. Di questa giornata splendida voglio ricordare qui la mattina all'alba, quando in pigiama sono andata alla ricerca dei fiori selvatici per il bouquet della sposa: il momento in cui con il bagagliaio dell'auto aperto, pieno di ombrellifere, girasoli spontanei, rami di mirto ed eucalipto, timo, margherite, cardi e decine di altre piante io e Francesca, un'amica della sposa, abbiamo dato forma al mazzo resta uno degli istanti più assurdi e magici che abbia mai vissuto. Senza contare Andrea che torna vittorioso con i capelli pieni di cimici e un enorme infiorescenza di finocchio in mano.
Il significato del titolo di questa giornata racchiude quello che è stata, davvero.

Giorno 5 - Stintino La Pelosa / Partenza
Dopo la colazione, sempre fantastica, in compagnia di alcuni invitati al matrimonio e dei gestori del Torremana siamo partiti (e qui mi sono commossa appena fuori l'uscio, ma chi mi conosce sa che è tutto perfettamente normale). Abbiamo deciso di avvicinarci il più possibile a Porto Torres e ci è sembrato che andare a Stintino e fare il bagno a La Pelosa fosse la scelta più furba: PEEEEEEEEEE (da leggersi come il rumore che fa il pulsante della risposta sbagliata durante i quizzoni TV). Intendiamoci, la spiaggia e l'acqua che abbiamo visto lì probabilmente non li ritroveremo mai più, ma nelle nostre considerazioni non avevamo tenuto conto della quantità di gente che poteva esserci in un posto simile in una giornata di festa. Impossibile godersi la sabbia, impossibile fare pipì (oppure possibilissimo, a patto di essere disposti a pucciare mezza gamba della tuta in un laghetto di liquami non ben definito), impossibile mangiare un panino con meno di ventimila euro. Però quell'azzurro lì e i cespugli di elicriso incontrati sul sentiero verso il parcheggio valevano il delirio, questo è certo.
Ci siamo imbarcati di nuovo in anticipo, abbiamo colonizzato subito il nostro angoletto di moquette dove a sto giro faceva più freddo che altrove ma ormai ci eravamo affezionati ai materassoni arancioni, ci siamo goduti un tramonto bellissimo e abbiamo aspettato di svegliarci a Genova, che, si sa, si vede solo dal mare.




P.S. Il motivo per cui ho scelto il faro di Capo San Marco come foto principale risiede semplicemente nel fatto che vorrei continuare a trarre beneficio da questo viaggio, anche a distanza di giorni, possibilmente di settimane. Vorrei riuscire a pensare al faro anche metaforicamente: se mangiando e bevendo qualunque cosa, lieviti fritti vino e superalcolici (compreso un intero pranzo di nozze) non ho avuto mal di stomaco un motivo ci sarà, no? Secondo me la mia è una malattia che si chiama libera professione. :-)






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