martedì 8 agosto 2017

Voglio andare a vivere nel Verdon

Tipo che partirei anche la prossima settimana, giusto il tempo di qualche giorno per fare le valigie e dare in adozione le mie piante.

Mi sono innamorata del Verdon, sapevo che sarebbe successo e non sono stata smentita.


Il motivo? Ce ne sono svariati, in verità, primo tra tutti probabilmente la mia indole in fondo in fondo (ma nemmeno troppo in fondo) sociopatica.
Volevo visitare questo posto da anni, come da anni volevo andare in vacanza, sì perché se escludiamo la scappata in Sardegna a inizio estate non parto dal 2009. Probabilmente sarei stata felice anche di fare le ferie a Vergate sul Membro, ma decidere per il Verdon è stata senza ombra di dubbio la miglior scelta che potessimo fare.

I prossimi due post saranno un diario di viaggio
, il primo (cioè questo) sui quattro giorni in alta Provenza, il secondo (che spero di riuscire a scrivere la prossima settimana) sui tre giorni e mezzo trascorsi a Marsiglia.
Non so ancora, lo deciderò scrivendo, se aggiungere anche sensazioni ed emozioni molto personali all'interno dei post-diario o se dedicare a loro un'uscita a parte... vedremo.

Giorno 1 - Da Casa a Castellane, passando da Grasse.
Dunque, siamo partiti il 24 luglio mattina, con Scatoletta, l'auto di Santa Maria da Vesima (mia madre) che ce l'ha prestata di nuovo. Non paga di aver girato le brulle vie sarde, la nostra mini macchinetta rossa ha dato il meglio di sé sulle creste francesi: con poco più di un pieno ci ha portati fino a Marsiglia e ritorno, compresi un sacco di viaggi interni nelle valli provenzali (a Marsiglia, invece, si è riposata in un parcheggio coperto, su consiglio di TUTTI).
Abbiamo attraversato la Liguria e siamo arrivati in Francia all'ora di pranzo, per la precisione a Grasse, che tutte le mappe di Google chiamano Grassa (in occitano), probabilmente dopo aver assaggiato il Croque monsieur au saumon che ho mangiato io. Che dire di questo paesino super provenzale e super fiorito dove ero già stata anni fa? Vi basti sapere che in tutte le viuzze sono presenti bocchette di acqua nebulizzata profumata che sparano nuvole sui turisti e che dietro alla chiesa c'è uno spazio alberato dove potete degustare ghiaccioli al caffè ripieni di caramello salato (Grassa, dicevamo...), comodamente spaparanzati su una sedia a sdraio colorata.

Dopo pranzo siamo partiti subito alla volta di Castellane, il paese vicino a La Baume, ovvero il gruppetto di case dove si trova il rifugio che ci ha ospitati. Castellane è sede di tutti i negozi specializzati in sport estremi della valle, nonché momentanea abitazione di orde di scoppiati muscolosi, arruffati e prontissimi a lanciarsi in un vuoto qualsiasi.
Arrivati a destinazione ci siamo diretti subito alla Gîte (dove abbiamo trascorso tutte le notti in Verdon) per farci conoscere, lasciare i bagagli, prenotare la cena e perlustrare un poco la zona.
Qualche chilometro di curve su per la montagna e si arriva a casa di Alice, Matthieu e il piccolo Lou (più cane e gatto dello stesso colore). Li amerò tutti per sempre, perché a colazione ho mangiato ogni mattina pain au chocolat, burro, miele di lavanda e rosmarino, baguette calda, composte di frutta, latte fresco e yogurt della valle. Li amerò tutti per sempre perché hanno avuto la pazienza di parlarmi con lentezza e ascoltare il mio francese un po' zoppicante, perché sono stati sempre super gentili e altrettanto discreti, perché le due cene che abbiamo consumato lì erano uno spettacolo e perché hanno avuto la voglia, la forza, l'idea di prendere in gestione un posto così bello come quello.

A proposito di cena, la prima sera siamo rimasti in rifugio e abbiamo mangiato agnello e polenta buonissimi, preso un aperitivo con birra tapenade di olive e salamini e gustato una mousse al cioccolato senza precedenti. Attorno a noi altre due coppie e un amico dei gestori. Fuori mille animali, compresi il ragno più grande del mondo e una presunta (perché non l'abbiamo vista) famiglia di cinghiali che ci ha svegliati all'una di notte sgrufolando sotto le nostre finestre.




Giorno 2 - La Route de Cretês

Siamo partiti da Genova con l'idea di seguire il più possibile questo itinerario, scovato per caso cercando informazioni nei mesi scorsi. In realtà la Route de Cretês (la strada delle creste) l'abbiamo fatta in un giorno solo, metà alla mattina metà al pomeriggio, con una pausa pranzo meritatissima a Moustiers Sainte Marie. Se non conoscete la storia di questo paesino vi consiglio di andarla a leggere, è davvero una poesia.
Il giro delle gole è pieno di gente, meno di quanto ci aspettassimo in verità, ma i belvedere distribuiti lungo tutta la strada sono presi d'assalto (giustamente!) da tanti turisti. Cosa c'è da vedere? Beh, le creste, le gole profondissime con il Verdon che scorre lento sul fondo (vedi foto di apertura), le persone che arrampicano appese qua e là e, soprattutto, i grifoni. Sono ovunque, non si fa fatica a individuarli, né a fotografarli, come potete vedere qui sotto.
Rientrando al rifugio abbiamo costeggiato anche il Lago di Saint Croix, un luogo assurdo pieno di pedalò colorati e tuffatori senza senno che sembra uscire da un parco giochi di Wes Anderson.
Bollettino animali della giornata: oltre ai grifoni anche un coniglietto piccolissimo sulla strada per Castellane e uno scoiattolo nero sull'albero davanti a "casa". Sono quasi morta di gioia.




Giorno 3- Il Sentiero Martel

Abbiamo dedicato, come previsto dalla nostra tabella di marcia, l'intera giornata al Sentiero Martel. Questa lunga camminata (circa 13 Km) costeggia una consistente parte del fiume a volte seguendolo quasi allo stesso livello, a volte salendo in quota. Il verso da cui abbiamo imboccato noi il sentiero è il più duro ma anche il più semplice se si soffre di vertigini (lui) e di claustrofobia (io). I tunnel (quasi un chilometro diviso in due gallerie) iniziano subito, quindi si è ancora ampiamente in tempo per desistere e tornare in dietro in caso di panico, mentre i tratti esposti se percorsi in salita come nel nostro caso risultano più agevoli. Non sapevamo se saremmo riusciti ad arrivare in fondo e, soprattutto, non sapevamo se lo avremmo fatto in tempo per prendere la navetta con cui tornare da Scatoletta. Il Martel, infatti, non è un anello ed essendo piuttosto lungo non è semplice percorrerlo andata e ritorno per rientrare da dove si è partiti. Ad ogni modo, con qualche pausetta per recuperare fiato e bagnarsi la testa, con una sosta per il pranzo e alcuni stop obbligati per scattare foto siamo arrivati alla fine non solo con un buon anticipo sull'autobus ma anche con il tempo per un gelato.

La sera a cena siamo (OVVIAMENTE) rimasti in rifugio: cous cous alla provenzale e gelato homemade nel menu, un carico gigante di stanchezza, gioia e soddisfazione nelle ossa.
Per quanto riguarda l'avvistamento bestie abbiamo fatto il pieno di grifoni e rondini e abbiamo incontrato, sulla via del ritorno, una grossa lepre e un rospo ciccione (evviva!).




Giorno 4 - Il Lago di Castillon
Vista la sfacchinata del giorno prima abbiamo deciso di dedicare l'ultimo giorno nel Verdon all'esplorazione dei paesini vicini a Castellane e alla visita della diga del Lago di Castillon. Se volete sapere un po' di informazioni su questo posto potete leggere qui (non perdetevi il particolare dell'orologio perché è bellissimo). Costeggiata la diga con l'idea di arrivare a Saint André Les Alpes ci siamo invece fermati a Saint Julien du Verdon.
Lì ho trovato il mio paradiso, dove ho nuotato, letto, desiderato con tutta me stessa un gonfiabile a forma di aragosta, mangiato un panino ai peperoni e, soprattutto, dormito fortissimo sotto un salice piangente. Non credevo di essere capace di rilassarmi così tanto, e invece... anche un'irriducibile isterica come me è in grado di staccare la spina.
Prima di rientrare a Castellane abbiamo raggiunto questo posto: pochissima vita (almeno in apparenza), ma tanta bellezza!
A cena ci siamo fermati qui, un piccolo gioiellino provenzale con le lucine sull'albero nel cortile e i gamberi al Pastis più buoni di sempre (e, notare bene, a me il Pastis non piace).




Ecco, abbiamo finito.
Il quinto giorno è stato di saluti al rifugio (mi sarei attaccata alle gambe dei gestori per rimanere) e di passaggio tra il Verdon e Marsiglia, ma preferisco raccontarvi la nostra (quasi vana) ricerca delle lavande in fiore nel prossimo post.




2 commenti:

  1. che bel post Elena...come sempre, bella vacanzina, fai venire voglia di andare in Vermont

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