venerdì 8 dicembre 2017

Penso ai pensieri

Nella mia famiglia c'è una storia che dice così:
Quando eri piccola, la mattina, mentre mi preparavo per andare a scuola, ti sedevo sul seggiolone e ti parlavo. Un giorno, vedendoti particolarmente concentrata e con la fronte corrucciata, ti chiesi "Elena, cosa c'è? Devi mica fare la cacca?". Tu mi rispondesti "No, sto pensando". Allora, incuriosita, ti domandai "E a cosa pensi?". "Ai pensieri!" sospirasti con ovvietà.
Avevo due anni ed ero già incasinata.

Ieri sera Andrea mi ha definito un grosso e complesso automata che funziona però in maniera semplice, finché non mi metto da sola un bastone tra le ruote.
Quanto aveva ragione.
Mi ingolfo, sul più bello, pensando.
Ai pensieri.


Ed è proprio questo loop che ho ripetuto, senza sosta, nelle ultime due settimane, arrivando sfinita ad oggi, giornata di festa a casa di mamma, trascorsa mollemente tra un pranzo non digerito, una serie di cose da fare non fatte, un libro da leggere non letto (ma rimedierò presto, lo sento), un regalo da inviare non inviato e una decisione da prendere non presa.

Mi succede spesso di incastrare i miei ingranaggi e di incaxxarmi come una bestia quando non riesco a ripartire. Negli anni, da questo punto di vista, sono peggiorata tantissimo. Do la colpa alla stanchezza, alla stratificazione delle delusioni, alle aspettative rimaste tali e al mondo che, davvero, non sono proprio più capace di capire e accettare.

Fortunatamente sono sempre successe cose che mi hanno rimesso in pace, almeno un poco, con quello che mi circonda. Una bella classe in cui lavorare, uno spettacolo teatrale arrivato proprio al momento giusto, una mostra bellissima di un pittore che amo da sempre, una bambina meravigliosa che sistema la mia scala di valori una volta a settimana, ormai da molti mesi.

Non ho idea di come si esca da quello che l'analista chiamerebbe "il copione", so per certo che non deve essere semplice starmi accanto quando vengo travolta dai miei stessi pensieri. Mi vengono in mente mio padre e le sue fughe lontanissime pur restando in casa, io (meno male) non ne sono capace. Sono arrabbiata più che in passato ma anche più disposta ad affrontare la cosa. Sono cresciuta, ho i capelli più lucidi, i fianchi più larghi, la pelle più liscia e la maturità di capire quando occorre restare per togliere, con pazienza o con un gesto rapido a seconda dei casi, il bastone dalle ruote.

Si invecchia, si cambia. Succede a tutti, pure a me.

Avrei voglia di scrivere un post sui libri che vorrei comprare (e divorare) in queste vacanze di Natale, sui corsi che vorrei seguire (ad uno mi sono già iscritta!) nell'anno nuovo, sui posti che vorrei rivedere o visitare per la prima volta, sulle modifiche al mio appartamento che vorrei fare e che sono rimaste in sospeso da questa estate. Avrei voglia di buttare giù un elenco di cose belle che mi (e vi) riempia il cuore ma ho capito che se non mi assicuro di aver liberato completamente le ruote dell'ingranaggione mi ingolferò presto, di nuovo.

Devo farlo con cura, questo lavoro, a costo di restare con la fronte corrucciata a pensare ai pensieri ancora per un po'.
In caso doveste incontrarmi sappiate che non sto facendo la cacca.




Nessun commento:

Posta un commento